(Pubblicato dal quotidiano “il Giornale” del 18 settembre 2018)
Nel Febbraio del 1944,il mare di Schiavonea,borgo di pescatori di CorIgliano Calabro,rigettò il cadavere di un pilota americano il cui aereo era precipitato nel golfo di Taranto. I pietosi resti di quel corpo,già in fase di iniziata decomposizione, furono portati al cimitero del capoluogo,in attesa del ritiro,da parte della US ARMY.
Probabilmente l’aereo aveva subito qualche avaria a seguito di una missione sul fronte della linea Gustav. A quei tempi ero molto amico dei figli di Camodeca,manutentore di viali ed aiuole del cimitero,che era arbëresh (albanesi da 500 in Italia),come del resto i membri della mia famiglia,coi quali ci si parlava unicamente in albanese.
Era tale la loro precarietà economica che il Comune,avendo il custode del cimitero rinunciato,per motivi scaramantici e di …”decoro” familiare,all’alloggio nell’apposita palazzina nel contesto cimiteriale,permise alla famiglia del Camodeca,con ben sei figli a carico,di potervisi insediare,con notevole vantaggio economico per una famiglia numerosa.
(L’analogia con “Totò cerca casa” s’impone).I figli mi tennero ben informato su come avvennero tutte le operazioni di recupero e di ricomposizione di quella salma. Giunse un autocarro militare americano con due soldati ben addestrati a questo pietoso tipo di adempimento che,senza chiedere alcun aiuto,provvidero a ricomporre la salma,entro la sala autoptica,con le dovute precauzioni,sotto lo sguardo incuriosito dei due becchini locali e della famiglia Camodeca.
La salma fu infilata in una sacca mortuaria di robustissima tela di cotone munita di chiusura lampo (oggi sono in plastica) e poi adagiata nella bara di legno. Ma avanzò una sacca,probabilmente perchè i cadaveri dei piloti avrebbero dovuto essere due e,generosamente,fecero capire,ai presenti,che se la potevano prendere,consapevoli del valore di una tale stoffa in quel momento di crisi.
Mentre i Camodeca,educatamente,si tenevano a distanza, i due becchini si buttarono su quel cimelio ingaggiando una lotta indecorosa a chi tirava più forte per impossessarsene. La scena disgustò talmente i due militari che intervennero riprendendosi la sacca che consegnarono ai Camodeca, i quali avevano tenuto,per tutto il tempo,un atteggiamento di decoroso rispetto verso i poveri resti di quel corpo.
In seguito,per molto tempo,i figli più giovani sfoggiarono,con malcelata vanità,elegantissimi pantaloncini,di robusta tela di cotone,di un bel colore avorio,che suscitavano l’invidia di tutti i coetanei.
Ernesto Scura