Porta il nome di San Marco e oggi mostra, a chi si accosta alla sua visione, solo i ruderi di quel che è stata nella sua magnificenza. Ruderi comunque maestosi, tali da trasmettere, da un lato, fascino per la storia e l’arte che ovunque sprigiona e, dall’altro, sensazione d’impotenza per le condizioni in cui oggi versa.
La Chiesa di San Marco, o meglio la sua facciata, sorge in contrada Bonifacio, arteria dello Scalo cittadino ai più conosciuta come la “strada del macello” per la presenza dell’ex mattatoio comunale. Alle spalle delle fontanelle utilizzate per l’erogazione dell’acqua, è situata all’interno di una proprietà privata, immersa tra il verde degli agrumeti e con un suggestivo viottolo che ad essa conduce.
Ai proprietari del terreno va ascritto il merito di aver mantenuto intatto quel che resta di tale preziosa testimonianza culturale e religiosa. Alle istituzioni, invece, l’ennesimo riconoscimento negativo per aver fatto andare alla malora questo ulteriore tassello dell’immenso patrimonio cittadino.
Eppure, si sarebbe potuto e dovuto fare tanto per recuperare e valorizzare i numerosi beni culturali presenti sul territorio di Corigliano. Basti pensare ad un più complessivo progetto di riqualificazione, e successiva fruizione in chiave turistica, della stessa contrada Bonifacio, ricca di testimonianze storiche ed artistiche di valore, anello di congiunzione con la Valle del Pendino.
Ancora oggi, tuttavia, nonostante l’incuria del tempo e degli uomini, quel che rimane della Chiesa di San Marco continua a mostrare la sua imperturbabile bellezza ai passanti, tra il profumo di zagara e il ricordo di un tempo che non è più.
Fabio Pistoia