Nel 1616 l’edificazione della casa ‘palazziata’ nel centro di Piazza del Popolo
In ogni tempo ed in ogni luogo la Piazza ha avuto uno speciale valore rappresentativo; quello, cioè, di rispondere a necessità di sosta e di convegno, di funzioni e manifestazioni varie, di speciale decoro cittadino. Questo particolare significato della Piazza, intesa come centro di vita sociale, è noto a tutti e, senza voler fare dell’esibizionismo letterario, possiamo ricercarlo sin nei vecchi esempi dell’Agorà greca e del Foro romano. Il discorso vale per tutti, e Corigliano non fa eccezione.
Di luoghi di ritrovo e socializzazione che hanno fatto la storia della città ve ne sono a bizzeffe. Ma certamente un posto di rilievo è occupato dalla cosiddetta “Acquanova”, che col passare del tempo ha preso il nome di Piazza del Popolo, nome che conserva intatto ancora oggi. Un prezioso scorcio di tale area del centro storico è tracciato nel n.1 del 6 gennaio 1948 de “Il Popolano”.
Piazza che inizia ad assumere un valore e un’espansione notevole nel mese di agosto di ormai tanti anni orsono. Siamo agli inizi del Seicento e, a causa dell’incremento della popolazione, si iniziava a costruire fuori le mura della città. Ebbene, nella contrada Acquanova, tra le zone più interessate a tale opera di ampliamento, il 9 agosto del 1616 Carlo Cesare Romanello vi edificò una casa “palazziata”, cioè a più livelli. Nacque così il Palazzo Romanello (nelle foto del dott. Carlo Caruso, che si ringrazia per la concessione), simbolo di una famiglia conosciuta e stimata in città, che ancora oggi, dopo lavori di riqualificazione che l’hanno riportato agli antichi splendori, domina in Piazza del Popolo in tutta la sua bellezza.
Luogo di incontri, Piazza del Popolo, ma anche centro dedito al commercio, con la presenza di bar e prodotti per tutti i gusti. Francesco Antonio Quartieri, in un suo racconto, così descrive la vita che vi si svolgeva negli anni Venti: “… all’acquanova, la sera arrivavano i contadini dalla campagna e misuravano le loro merci nel minzullo in pietra. La domenica poi si trasformava in un grande mercato, affollatissimo dalla mattina alla sera. D’estate era tutta piena di cocomeri e meloni e tutte le specie di verdure. I pesciaiuoli arrivavano dalla marina e vendevano i loro pesci su appositi marmi. C’era la beccheria municipale. Dalla montagna portavano salme di legno. I negozi vicini e quelli su via Roma erano tutti aperti”.
Situata in una zona centrale e di passaggio dell’antico borgo, la Piazza era diventata con il passare del tempo, soprattutto negli ultimi decenni, solo un crocevia stradale e uno spiazzo per la sosta delle auto. Una nuova pavimentazione ed una illuminazione adeguata, che coniuga la modernità degli impianti con la tradizione delle forme, ha restituito a Piazza del Popolo tutta la sua storia, diventando di nuovo un punto di incontro per la popolazione e per i turisti che visitano il centro storico. Certo, c’è ancora molto da fare. Ma gli interventi di consolidamento e decoro di simili tesori d’arte e cultura, frattanto realizzati, rappresentano un necessario quanto indispensabile punto di partenza.
Fabio Pistoia