(Dal quotidianno “il Giornale” del 20 Agosto 2018)
Nel 1944,come ben sappiamo,l’Italia era divisa in due, e intanto la guerra continuava sempre più accanita,con i tedeschi che non esitavano a compiere barbare rappresaglie contro i civili inermi,e gli anglo-americani che non esitavano a bombardare obiettivi militari ma anche,barbaramente,obiettivi civili,non disdegnando di mitragliare anche singoli civili inermi. Questi gli inconvenienti del Nord,mentre il Sud conobbe un periodo di tranquilla calma.
Ma lo svantaggio del Sud era la mancanza assoluta di ogni prodotto industriale,essendo le fabbriche tutte dislocate al Nord.E così cominciammo a capire il “Gap” Nord-Sud. Per dire,la prima cosa che mancò a mia madre furono gli aghi per cucire,prodotto classico delle acciaierie che,pur cosiderati una banalità,erano essenziali per i lavori di sartoria,sia quellla professionale sia quella domestica.E Dio solo sa di quanto ce n’era bisogno,per rattoppi e aggiustamenti ai vecchi indumenti.
Mio padre,concessionario di autolinee,cadde nello sconforto quando ebbe bisogno del “differenziale” dell’autobus FIAT 621 che,per scarsa e scadente lubrificazione,si era grippato. Il differenziale trasmette,attraverso un pignone,la forza motrice alle ruote posteriori tramite una corona di bronzo a denti elicoidali. Un volenteroso si offrì,riuscendoci,di reperirlo tra i mezzi italiani abbandonati in Sicilia,dopo l’nvasione alleata e,trionfante,lo diede a mio padre che non riusciva a contenersi dalla gioia,a cui seguì la più amara delusione quando montò il pezzo.
Apparteneva allo stesso modello di automezzo,ma nella versione “autocarro”,in cui il pignone sormontava l’assale posteriore,non avendo,gli autocarri, problemi di altezza del pianale di carico che sta tutto al di sopra delle ruote.
Montato sull’autobus,nel quale il pignone avrebbe dovuto essere posizionato sotto la corona,avvenne che l’autobus sollevò la coda diventando un mostro col muso radente il suolo e con il piano viaggiatori fortemente inclinato,col posteriore in alto,come un tacchino che fa la ruota.
In quella scomoda posizione,tenendosi al volante per non scivolare avanti,mio padre riuscì a portare il mezzo a casa,non senza suscitare le risate di chi vedeva transitare quella goffaggine. Ma dovette poi aspettare tanto per reperire ,al mercato dell’usato, il pezzo giusto,destinato agli autobus.
Ernesto SCURA