Salvatore era analfabeta però compensava questa carenza con una spiccata intelligenza.. Nel 1943 si trovò,fortunatamente,a casa,reduce di una breve prigionia in Grecia. Raccontava che sulle gelide montagne della Grecia,ci fu un momento che il suo gruppetto,comandato da un giovane tenentino,perse il contatto con il resto del battaglione.
Il tenentino,preso dalla frenesia di non cadere prigioniero dei greci,fece un fervorino a quello sparuto gruppetto: Ragazzi,se attraversiamo questo ruscello ci ricongiungeremo con i nostri,ed eviteremo la prigionia.
Questo “ruscello”,in effetti, era un turbolento volume d’acqua che,per le piogge persistenti,aveva assunto le dimensioni di un fiume in piena.
Il tenentino,quando capì che l’dea non allettava nessuno di quei militari,si tolse l’orologio dal polso e disse:a chi viene con me gli dò il mio orologio.E ci fu uno che accettò: Il soldato disse al tenente:”prima lei signor tenente”,come per rispettare le precedenze.
E il tenente mosse i primi passi nell’acqua. Raccontato da Salvatore richiamava,involontariamente,una bellissima poesia di Trilussa :”fece glu glu,e nun se vide più”. Figuriamoci se il soldato seguiva il tragico esempio,si mise l’orologio al polso e si addormentò con gli altri,sotto la pioggia. furono svegliati dai greci.
Incolonnati ed appiedati affrontarono una lunga marcia fino al porto di Igoumenitsa dove furono imbarcati per l’isola di Creta. Ma ricordava benissimo le prime parole di lingua greca che imparò.In ogni paese che attraversavano,le donne,specie se vecchie,gli urlavano “kiaratà Musseline” (cornuto Mussolini) e giù sputi da lavargli la faccia.
La prigionia,anche se breve,fu caratterizzata dalla fame . Il rancio consisteva in una massa di pasta insipida,ma che, per lui,ancora ancora andava bene,solo che era poca.
Nonostante tutto,quel che restava,non essendo sufficiente per un “bis” ad ognuno di loro,veniva buttato in un immondezzaio. Salvatore,di notte,quatto quatto,strisciando carponi,raggiunto l’immondezzaio,con un pezzo di lamiera arrugginita,tagliava una fetta di quella poltiglia e,così, riusciva a mitigare i morsi della fame,fino a quando,uno dei soldati greci di guardia,se ne accorse e giù botte,anche quando non c’era motivo,tanto per consolidare il concetto di chi era l’aguzzino e chi la vittima. Poi,all’improvviso,i tedeschi,con un blitz dei paracadutisti, occuparono l’isola di Creta e,Salvatore,finalmente si prese la rivincita sul soldato greco.
Si rivolse al più robusto di quei parà e,con i gesti e con la mimica,in cui era esperto,indicando il greco,gli fece capire: ”questo mi menava tutti i santi giorni ed anche di notte”. Il tedesco non se lo fece ripetere due volte,e afferrato il greco,gli diede un fracco di botte da fargli passare,per sempre,la voglia di prendersela con un italiano.
Ultimata,da parte dei tedeschi,l’occupazione di tutta la Grecia, si pensò bene di rimpatriare quelli, come Salvatore,che avevano sofferto la prigionia,non prima di retribuirgli una paghetta per ogni giorno di privata libertà. Salvatore si vide consegnare decine di “milioni” di dracme,per cui si dovette attrezzare cercando una valigia che contenesse quell’enorme quantità di banconote.
E diceva tra sè:” ma costa tanto un giorno di prigionia? A questo punto,forse,mi conveniva ricevere ancora un po’ di botte,da quel soldato greco,magari,ora,le valigie di banconote sarebbero due. E giù a fantasticare su come avrebbe potuto investire,in Italia, quel consistente malloppo.Prima di tutto una casa tutta sua e non in fitto e poi,realizzare il suo sogno di sempre,una macchina,anche se sapeva bene che,da analfabeta,non avrebbe mai potuto avere la patente di guida.E,poichè era un sogno,continuò ad accarezzare quel sogno.
Quando sbarcò a Bari,tenendosi sempre stretto il suo tesoro,gli venne voglia di una sigaretta italiana e il tabaccaio,che non poteva accettare valuta estera,gli suggerì di rivolgersi all’ufficio di cambio. Così fece,Risultato:non solo la valigia non serviva più,ma nemmeno il…portafogli.
Le sigarette,però,riuscì a comprarle.Un solo pacchetto equivalente al l’importo complessivo contenuto in quella valigia, E qualcuno,con pazienza,cercò di spiegargli cos’è l’inflazione,una brutta bestia galoppante che attanagliava l’economia greca,giorno dopo giorno,mandando un rovina il paese intero.
Cosi,in un attimo,si spensero tutti i sogni di Salvatore,che tornò ad essere il Salvatore di sempre,simpatico analfabeta,ricco di fantasia. Tornato a casa,si diede da fare per un’occupazione. Intanto eravamo nel triste periodo del dopo 8 Settembre,dove tutto era precario,anche la “legalità” ed il povero Salvatore cadde nelle maglie del contrabbando di sigarette, Beccato dalla Finanza gli fu notificato un verbale che lui,da analfabeta, non riscì a leggere.Ma non si preoccupò più di tanto.Pensava,con lo sfacelo che regna in Italia (divisa in due) figurati se si ricorderanno di me e di quei 5 o 6 pacchetti di Camel.
E invece,la magistrature,sebbene avesse altre gatte da pelare,fece il suo corso.Salvatore ricevette una lettera di un avvocato di Bari che si offriva di difenderlo in quel processo.E gli chiedeva un acconto sulle spese che avrebbe sostenuto. Qualcuno gli spiegò che l’avvocato chiedeva soldi.E Salvtore che,di soldi non disponeva,non si preoccupò più di tanto.
Dopo cinque anni gli fu notificata una condanna ad un anno di carecere, pensate,un anno di carcere,ad un povero analfabeta,che era stato colto in possesso di …cinque pacchetti di Camel. E Savatore,quell’anno di carcere se lo fece tutto,senza benefici e senza Le attenuanti che magri un avvocato avrebbe invocato. Quando uscì er pallido come uno spettro.Ma l’ora d’aria?
Ma non vi vien voglia di urlare forte : “Ma che giustizia era quella?” Ma poi,a pensarci,quella giustizia non si discostava più di tanto dalla giustizia di oggi che,a volte,ne combina …di peggio.
Ernesto Scura