Dove avrà sede l’ufficio del Giudice di Pace dopo il 31 marzo, quando sarà operativa la fusione tra i Comuni di Corigliano e Rossano? Una risposta ufficiale non c’è – ci piacerebbe sentire i due sindaci in merito – ma è molto facile prevederla: a Rossano. Questo dimostra ancora una volta che è vero quanto denunciato da mesi: si è andati alla fusione senza che vi fosse un benché minimo studio di fattibilità.
Ahimè, “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!”. Tematica che dovrà essere risolta e anche in modo veloce. Il Giudice di Pace di Corigliano Calabro non è, di certo, favorito poiché è quello inizialmente soppresso per effetto della spending review che ha fissato un nuovo disegno della geografia giudiziaria italiana, e, successivamente, ripristinato con riapertura e sostenimento dei costi a carico del Comune.
Se non si vorrà rendere inutile il principio e il sacrificio della fusione, ovvero la riduzione delle spese, chiaro che l’abbattimento dei costi, oggi a carico del Comune di Corigliano Calabro, propende per la ennesima soppressione del Giudice di Pace di Corigliano.
Ricomincia, oramai noto, lo spostamento dei fascicoli, dei rinvii, dei disservizi a danno dei cittadini che vedranno prolungato il loro diritto ad ottenere sentenze e giustizia. Ma c’è ancora da chiedersi: il Giudice di Pace di Rossano resta sempre arroccato nel centro storico ?
Nessuno, durante le confuse fasi che hanno portato alla fusione, ha pensato almeno a uno studio di fattibilità per portare la sede in pianura, nonostante da decenni le attività pubbliche e private delle nostre zone siano state concentrate proprio lì. Cioè dov’è naturale che stiano, in una città moderna.
In questa vicenda Corigliano, molto probabilmente, perderà nuovamente il presidio: i cittadini dovranno prepararsi alla derivante lungaggine giudiziaria che saranno costretti a patire. Qualcuno obietterà che la riorganizzazione è già iniziata, con la nomina dei funzionari di quello che sarà il nuovo ufficio unificato.
Ma, alla luce di questo contesto appena descritto, era proprio necessario partire dalle nomine?
Graziella Algieri
Presidente Cor Bonum