Riflessioni su cosa significhi oggi nel 2017 vivere in Calabria.
– La sanità –
Vivere in Calabria oggi 2017 è una missione! Già una missione, perché solo avendo una missione da compiere si riescono a sopportare ogni giorno le offese al senso comune persino al contratto sociale che questa terra ti riserva. Non sto a snocciolare qui tutti numeri e le statistiche che ci raccontano come i calabresi siano gli ultimi degli ultimi in tutti quegli indicatori della qualità di vita che a noi viene riservata ed in cambio di cosa?
La domanda che ci dobbiamo porre è proprio questa:
In cambio di cosa?
Dove trova, oggi nel 2017, un cittadino italiano residente in Calabria, le motivazioni per continuare a vivere qui dove definirsi italiano è un vero e proprio eufemismo?
Già italiani, ci si può veramente definire italiani dopo quello che subiamo sotto il profilo della sanità ?
Vedete se un italiano, che non vive in Calabria, ha un problema di salute qualsiasi, percorre una distanza media accettabile ed accede in una struttura, magari universitaria se si trova in una grande città, e la struttura sanitaria nazionale si occupa della sua salute!
La moglie, i figli o i parenti affidano con fiducia il congiunto al servizio medico
ospedaliero e dopo le operazioni che il caso richiede, tornano a casa e magari successivamente lo vanno a trovare nell’ora della visite.
La vita scorre, per quanto possibile, con un familiare ricoverato, nella normalità per quella famiglia, si continua a lavorare, i figli vanno a scuola ed ogni cosa, mediamente, resta inalterata anche quando l’impatto della malattia piomba malauguratamente a turbare la vita in una casa.
Gli italiani, gli altri, hanno idea di cosa succeda nella maggior parte delle famiglie calabresi che incappa nel guaio della malattia?
Quale sconquasso, che sovvertimento di situazioni, rapporti e condizioni avvengano nelle famiglie?
Tutti, anche le pietre sanno, a cominciare dagli operatori sanitari che se il guaio è di un livello un po’ più superiore al codice bianco, noi calabresi dobbiamo prendere un’auto, bus, treno, aereo, autombulanza insomma un qualsiasi mezzo di trasporto ed andare in giro per gli Ospedali d’Italia, laddove farci curare per avere un minimo di speranza di soluzione al problema!
Ma questo non prima, col cuore che ti batte in gola e la paura che ti fa tremare i polsi, di aver allertato il fratello, l’amico, il parente lontano che magari non sentivamo da anni che avrà avuto la bontà di prepararci la strada!
A questo punto la famiglia, tutta la famiglia è malata, perché avviene uno sconquasso in tutte le attività che normalmente in quella famiglia avvengono, dalla scuola dei ragazzi al lavoro all’economia ed agli impegni che ognuno di quella famiglia aveva preso con il mondo esterno.
Mentre nella città che ci ospita si consumano altri drammi dovuti all’accoglienza dei familiari in una città estranea, isolamento, ospitalità, costi per la residenza e trasporti, collegamenti e relazioni con le strutture.
Ho cercato in breve di narrare, anche se sicuramente in modo sintetico e quindi inadeguato quali e quante siano le tribolazioni e le difficoltà che noi Calabresi siamo obbligati ad affrontare allorquando la sorte ci riserva qualche amara sorpresa di salute!
Mentre come richiamato sopra per il resto d’Italia tutto questo si risolve magari percorrendo due fermate di autobus!
Questo è quanto succede ora, ma più si va avanti e più le cose sotto il profilo del sistema sanitario regionale si avviano a peggiorare giorno dopo giorno e questo non per essere catastrofisti, ma perché questa è la dura realtà, tutte le strutture sanitarie ed ospedaliere che i vari comuni erano riuscite ad ottenere con anni ed anni di richieste, lotte, promesse del partito di maggioranza di turno, raccomandazioni per avere una sanità utile e prossima, sono state o sono in via di smantellamento.
Quasi tutti i punti di prestazione sanitari sono stati chiusi, dismessi svuotati, nel nome di una spending revue matrigna che qui in Calabria prende il nome di ripianamento del debito sanitario, che antepone alla salute dei cittadini la spesa, il risparmio, il soldo, quello che ormai è l’unico Dio in terra riconosciuto e riconoscibile da qualsiasi governo, al punto tale che la salute è divenuta un bene commerciabile e come tale, il valore della salute di un calabrese per le istituzioni che una volta avevano la funzione di amministrarlo e salvaguardarlo è quasi prossimo allo zero!
Già, vale quasi zero perché noi cittadini calabresi negli anni andati abbiamo scialacquato in medici, medicine, strutture sanitarie più di quanto potevamo, ed ora? Bhè ora se non abbiamo i soldi per pagare i debiti come la mettiamo? È semplice ci hanno mandato, dalle banche centrali governative, dei Commissari che ce la fanno pagare in salute, e siccome la nostra salute vale veramente poco, ci vorranno molti e molti morti per pareggiare il bilancio!
A meno che il calabrese non si sottrae, fugge, si butta latitante alla giustizia sanitaria commissariata che esige il prezzo della sua salute e scappa in altre strutture cercando di salvare la pelle! Ma questa fuga però la pagherà cara perché con la sua fuga il bilancio sanitario si è appesantito del costo sua vita salvata ed allora il Commissario dovrà restare ancora ed ancora per risparmiare ulteriormente per risarcire la sanità nazionale, e quindi la sanità verrà ulteriormente tagliata e i morti aumenteranno!
All’analisi si è volutamente, per ora, sottratta la valutazione della classe medico-politico che non è e non potrebbe esserlo, estranea ai fatti! Meritevole quindi di una riflessione ad hoc.
Mario Gallina