Tutti sanno che a Milano c’è una piazza che si chiama “Piazzale Loreto”. Tutti,presumo,sanno che prende il nome in onore della Madonna di Loreto ma,ormai,prevale l’bbligo di attribuirle il significato,voluto dai partigiani,di luogo della memoria di una “strage fascista”,che in quel piazzale si consumò con la fucilazione,il 10 agosto 1944,di 15 partigiani.
E per “legittima vendetta”,poi,quel,piazzale fu teatro di quella “barbara” esposizione di cadaveri, appesi per i piedi ed esposti al ludibrio di una folla inferocita,che fece esplodere la rabbia dell’onesto galantuomo Ferruccio Parri che definì quella scena: MACELLERIA MESSICANA.
E questa è Storia.
Ma i fatti Storici non nascono mai come i funghi. Fin dagli anni di liceo mi si insegnò che di ogni fatto storico bisogna individuare,sempre,le cause occasionali e,quel che più conta,le cause remote, che sono il vero “motore” della Storia.
Sarebbe troppo riduttivo accontentarsi del racconto partigiano e degl sciocchi fiancheggiatori:
15 partigiani fucilati,una ventina di fascisti esposti, tanto per…pareggiare il conto. Ma,a parte il sovrannumero(sovrappeso),i conti non tornano per un altro motivo:
IL MOTIVO.
Cioè come si generò quella spirale di odio e vendetta? Occorre fare un coraggioso passo indietro,correndo il rischo di passare per “revisionisti” (ma figuriamoci se io me ne fotto di essere bollato come “revisionista” da un’ormai squalificata minoranza di patetici “devoti” vetero-ex-fu-pseudo-cripto-para-filo-neo-comunisti).
Fino all’otto Agosto del 1944,un corpulento sergente tedesco,Karl Kuhn,si recava,con una camionetta,in Viale Abruzzi,alla convergenza con Piazzaie Loreto e, guarda un pò tu,invece di ammazzare,con raffiche di mitra,come da oleografia tanto cara a tutta la sinistra, in modo indiscriminato,donne e bambini,”inermi”, distribuiva,ogni mattina,generosamente,gratis,a donne e bambini,”inermi”,abbondanti razioni di latte.
E quelle donne e quei bambini,a quel sergentone,che avevano familiarmente soprannominato “el Carlun”, erano infinitamente riconoscenti,data la grave carestia alimentare del triste monento.
Potevano i comandi partigiani sopportare questo “vergognoso” affronto che l’odiato nemico tedesco infliggeva alla lotta partigiana che voleva,sempre, e comunque,i tedeschi dispensatori solo di morte? Certo che no!
Bisognava porre fine a quella “mortificante” azione. E vi posero fine.Col metodo caro alla lotta partigiana: l’atto terroristico. Risultato?
Il sergente,che riposava nel camion,rimase ferito. 7 i morti italiani,di cui tre,bambini.Altri 11 italiani,feriti. Così “imparavano”,specie gli italiani,ad intrattenere rapporti,amichevoli e di gratitudine,coi “crucchi”.
E da quel giorno “el Carlun” non dispensò più latte. C’era,allora,una legge di guerra,tuttora in vigore, dettata dalla CONVENZIONE DI GINEVRA,che prevedeva,il DIRITTO DI RAPPRESAGLIA per la quale, se un esercito belligerante,subisce un attentato che provoca morti,da parte di irregolari non riconosciuti come belligeranti,privi di divisa e di inconfondibili segni di riconoscimento,quali,appunto,erano le formazioni partigiane,ha il diritto di applicare una rivalsa sui civili,ritenuti o no conniventi,che può arrivare fino alla fucilazione di ostaggi nel rapporto di dieci a uno.Dico dieci a uno.
(Via Raselle e le fosse Ardeatine furono un esempio classico (da manuale) di applicazione di quel diritto, salvo l’errore commesso,nel conteggio del numero degli ostaggi e,quei due fucilati in più costarono la condanna a Priebke”.Non altro”). Da quella norma derivò la fucilazione dei quei 15 partigiani che furono preleveti dalle carceri milanesi e fucilati sotto la tettoia di quel triste distributore di benzina.
Cioè,non fu,come vogliono sostenere i comunisti,una strage immotivata fine a sè stessa,ma fu legittima applicazione,addirittura mitigata nel numero delle vittime,di una norma di legge internazionale. Quella “Rappresaglia” fu una ritorsione compiuta nella piena legittima applicazione della CONVENZIONE . Dunque non c’era alcun particolare giustificazione a scegliere quella tettoia per allestire quella che fu definita “MACELLERIA MESSICANA” addirittura dal più alto e rispettato esponente del CLNAI.
E,comunque,in quel rivoltante tritacarne,pur volendo “riciniscere”un improponibile “diritto alla vendetta”,e pur consapevoli che si agì senza conforto alcuno di legalità,furono commessi i più feroci assassinii della Storia,che non trovano alcuna riscotro in nessun codice giuridico,di guerra o,figuriamoci,morale.
-Claretta Petacci.Unica colpa:amare un uomo.
-Marcello Petacci.Unica colpa: essere …fratello.
-Nicola Bombacci.Unica colpa “imperdonabile”: essere stato comunista prima di aderire alla RSI.
(Negli anni venti gli squadristi si limitavano a cantare:
La figlia di Bombacci
s’è fatta stiratrice,
a noi tutti,fascisti,
ci stira le camicie.
Nell’aprile del ’45 furono i partigiani a “stirare”…lui.
-Pietro Calistri.Unica colpa:essere capitano pilota RSI.
-Luigi Gatti.Unica colpa: essere segretario del Duce.
-Dulcis in fundo,ACHILLE STARACE.
Unica colpa:essere”stato”fascista,in epoca molto lontana dagli ultimi avvenimenti repubblichini,”colpevole” di aver istituito,allora,il cerimoniale del “saluto al Duce”, il mito dell’esercizio fisico,il rito del “salto nel cerchio di fuoco” ed altre ridicolaggini che nulla avevano del”reato” e,allora,indispettirono perfino il Duce che,già negli anni trenta,lo aveva esonerato da ogni responsabilità di regime, costringendolo ad una vita grama e senza emolumenti.
Se vogliamo fu,paradossalmente,”vittima”del fascismo. A Milano viveva in una pensioncina di infimo ordine,il cui fitto non riusciva nemmeno,puntualmente,a pagare.
La mattina del 28 aprile,in tuta da ginnastica,patito com’era dell’esercizio fisico,mentre si recava a fare, come tutte le mattine,footing,fu riconosciuto da qualche zelante “guardiano della democrazia” e condotto al Politecnico che,per l’occasione,da “Tempio della Tecnica” assurse a”Tempio dell’Ingiustizia”, ed una “femmina” ed un paio di “maschiacci” con chi sa quali precedenti esperienze “giuridiche”,diedero luogo ad una affrettata parodia di processo sommario, accarezzando,di continuo,…il codice?
Ma no,vogliamo scherzare? Il MITRA !
E la condanna a morte ne fu lo scontato epilogo. Fu accompgnato,a calci in culo,fino a Piazzale Loreto, dove i calci furono dati non più nel culo ma nei coglioni. Gli fu imposto,per deriderlo,di fare il “saluto al Duce”.
Ed luii,senza chiedere pietà,come speravano quegli aguzzini,e senza suscifare pietismi,con grande dignità,s’irrigidì nel saluto a quel corpo martoriato, pronunciando,ad alta voce:
“Saluto al Duce”,ed il crepitio dei fucili coprì tutto. E fu l’unico “capro espiatorio” che,ancora vivo,subì il rito sacrificale e l’impietosa ostentazione di una disumana empietà sull’altare profano di una iniqua “giustizia partigiana”.
Gli altri avevano gia “pagato,”prima,e …..altrove. Tutta la tuta finì perforata dai colpi,persino in corrispondenza delle caviglie.
Per incapacità di quei “pasticcioni”o…per dileggio? Quando la padrona di casa seppe della morte,pare abbia esclamato: “Ed ora chi me le paga le mensilità non corrisposte?”.
Churcill ebbe a dire,a proposito di Mussolini:
“da quelle tasche,di quel corpo,a testa in giù,non cadde nemmeno una monetina”(in effetti disse cent).
Chissà cosa disse,a proposito di Starace,Berlinguer “padre’,presidente della commissione d’inchiesta sui “PROFITTI DEL REGIME”,istituita subito dopo,per poter individuare gli arricchimenti dei gerarchi durante il ventennio fascista,e che finì,miseramente,in un nulla di fatto.ma così nullo,ma così nullo,che al solo pensarci,vien voglia di farla istiture,addirittura oggi, una commissione del genere, per indagare su tutti gli attori,e autori,e familiari,delle “radiose giornate”.
Ernesto Scura