Esimio Sindaco di Corigliano Calabro,
l’idea della fusione tra i comuni contermini di Corigliano e Rossano, pensata circa quattro anni addietro e proposta alle due amministrazioni a mezzo di “petizione popolare” dal Comitato delle 100 Associazioni (all’epoca solo 60 associazioni i cui Presidenti hanno sottoscritto il documento depositato al protocollo dei due comuni), all’inizio è stata accolta dai cittadini con scetticismo e diffidenza, ma a poco a poco è stata accettata da coloro che, stanchi dell’attuale stato socio-economico produttivo che arretra sempre più, sperano nella fusione che vedono come uno strumento di “rottura” con il passato e come l’unica via per invertire lo stato di abbandono nel quale è stato confinato il nostro territorio a causa delle scelte scellerate della politica che conta.
Esimio Sindaco Geraci, anche se non ha dimostrato entusiasmo verso la fusione, per la responsabilità del ruolo istituzionale ricoperto, ha approfondito e alla fine ha condiviso l’idea progetto di fondere i due comuni viciniori e contermini; ha quindi proposto al suo consiglio comunale di adottare l’atto di impulso affinchè si iniziasse il lungo cammino giuridico amministrativo per la fusione delle due città in una nuova ed unica realtà urbana, politicamente autorevole e punto di riferimento per gli altri comuni della nostra vasta area.
All’inizio di febbraio del 2016 il consiglio comunale di Corigliano ha approvato la delibera n. 3 con la quale ha dato impulso alla fusione dei due comuni; nella premessa di tale delibera l’assise comunale ha riportato testualmente: “Le Amministrazioni comunali di Corigliano Calabro e Rossano, recepite anche le istanze e i desiderata delle Associazioni che operano sul territorio, hanno dato avvio a livello politico ed istituzionale ad un attivo dibattito sull’opportunità di giungere alla costituzione di un comune unico ed intendono iniziare il percorso“.
Il Consiglio Comunale, a mezzo del proprio deliberato, oltre a riconoscere un ruolo determinante al Comitato delle Associazioni, riporta altresì considerazioni positive e mette in risalto:
-che“la realizzazione di un unico centro di governo, in un territorio che per ragioni storiche, sociali ed economiche ha già forti connotazioni di unitarietà, può consentire di migliorare la qualità dell’amministrazione ed avviare progetti sostenibili per lo sviluppo locale”;
-che “ la fusione dei comuni può portare ad una valorizzazione politica, amministrativa ed economica in un territorio che, considerato il suo complesso, accoglierà una comunità di oltre 80.000 abitanti residenti”;
-che “l’area urbana Corigliano – Rossano è una realtà importante che si sta strutturando, in maniera sinergica e con il metodo della partecipazione e del coinvolgimento, anche con gli altri comuni contermini attraverso la costruzione di strumenti di pianificazione, di promozione e di valorizzazione del territorio nel suo complesso”.
Il Consiglio comunale di Corigliano completa il suo pensiero deliberando che “il senso della fusione va al di là della mera realizzazione di un unico centro di governo di una porzione di territorio, sia per via del miglioramento dei livelli di efficienza e di efficacia dell’azione amministrativa e dell’erogazione dei servizi che ne deriverà, sia per la sua straordinarietà, che consentirà di chiedere ed ottenere l’apertura di un tavolo di discussione con il Governo e con quello Regionale per…”
Perché ora il ripensamento su quanto si è affermato e deliberato nel 2016?
Le motivazioni addotte a giustificazione della “revoca” della delibera proposta nel consiglio del 12 agosto scorso, non reggono e sono artificiose (bilancio comune di Rossano, quorum per il referendum, ecc.).
Per ciò che riguarda la verifica del bilancio comunale, bastava e basta consultare gli atti (bilanci preventivi e soprattutto bilanci consuntivi) pubblici dei rispettivi comuni che si vogliono verificare per avere la contezza dello state delle cose. Tali bilanci sono stati pubblicati all’albo on line del Comune e restano pubblicati sul sito della “trasparenza” per dare la possibilità a chiunque di prenderne visione. A tal proposito, per essere stato Sindaco ininterrottamente per 15 anni, oltre che amministratore di Enti sub-comunali, so bene per esperienza che un Comune può avere le finanze floride perché non spende e non investe in opere pubbliche e lascia strade e strutture cittadine alla mercè dell’abbandono; di contro possono esserci Comuni che non hanno liquidità perché hanno speso i soldi per la realizzazione di opere pubbliche e per creare servizi per i cittadini.
C’è da dire che ai comuni che derivano da fusione lo Stato eroga per dieci anni contributi ulteriori del 20 % in più sul consolidato, oltre a tanti altri benefici economici (leggi di bilancio dello Stato e che revisionano favorevolmente la spesa pubblica a favore dei servizi ai cittadini) nonché ulteriori benefici come ad esempio: -la deroga al rispetto del patto di stabilità (deroga all’obbligo del pareggio di bilancio) , -il blocco delle tariffe dei tributi per cinque anni (le tariffe non possono essere aumentate) che restano ferme nei rispettivi comuni, -deroga all’assunzione di personale, -precedenza assoluta sulle richieste di finanziamento di opere pubbliche da realizzare nella nuova città.
Tutto questo non conta nulla?
Pongo una domanda: a prescindere dai benefici che in parte ho elencato, la fusione la si vuole oppure no? Questo matrimonio si deve fare oppure no? Insieme si può affrontare con fiducia il futuro, ma se lo sposo o la sposa non piace, tutte le scuse sono buone per non sposarsi.
Nonprendo in considerazione il quorum per la validità del referendum perché è stabilito con legge regionale di cui il Governo nazionale ne ha confermato la legittimità. Per tale motivo l’attuale sindaco di Corigliano non doveva tirarlo in ballo; ma non doveva nemmeno citarlo per una questione di buon senso, visto che Geraci è stato eletto sindaco con una percentuale di votanti molto bassa che rapporta la sua elezione al governo della città con il suffragio di circa il 20% della popolazione iscritta nelle liste elettorali.
Da cittadino, invito i due sindaci (di Corigliano e di Rossano) a promuovere iniziative per fare in modo che al referendum si rechino alle urne il maggior numero di persone; il Comitato delle 100 Associazioni, i Comitati per il Si ed i Comitati per il NO lo stanno facendo organizzando iniziative finalizzate a fare conoscere in che cosa consiste il progetto della fusione, quali sono i vantaggi e gli svantaggi.
In questa fase non è necessario redigere uno studio di fattibilità, anche se c’è da dire che le linee di sviluppo del futuro comune unico sono già indicate sia nella “petizione popolare” ,sianel corpo delle delibere del Comune di Corigliano e di Rossano, sianella proposta di legge Graziano.
Se vince il SI, solo allora verrà fattolo studio di fattibilità e in quella occasione saranno chiamati a dare il loro contributo, oltre alle due amministrazioni comunali, anche le categorie artigianali, il mondo dell’agricoltura, della pesca, del commercio e degli ordini professionali. Va quindi ribadito che lo studio di fattibilità sarà fatto se il risultato del referendum sarà favorevole, altrimenti , se negativo, che senso ha farlo ora (prima) se la fusione non si farà più?
Al fine di sciogliere eventuali altri dubbi sollevati dal sindaco Geraci, ricordo a me stesso ed ovviamente al sindaco che il referendum indetto con decreto dal Presidente del governo regionale chiama la popolazione di Corigliano e Rossano ad esprimersi sulla proposta di legge n. 182 di iniziativa del consigliere regionale Graziano.
Intelligentemente la proposta Graziano riporta che il SI alla fusione deve essere in entrambi i Comuni, perché se in uno dei due comuni vince il NO la fusione non si farà(l’art. 4 della proposta recita: “La istituzione del nuovo comune CORIGLIANO-ROSSANO” avverrà con apposita legge regionale, sentiti i Consigli interessati. L’esito referendario è da intendersi come confermativo solo nel caso che la maggioranza dei votanti si esprima a favore in ognuno degli attuali due comuni. INOLTRE, prima dell’emanazione della legge istitutiva del nuovo comune, i due comuni devono essere sentiti (nuovamente). In quella occasione, il consiglio comunale esprimerà la definitiva volontà in relazione alla fusione.
E’ giusto quindi che i cittadini partecipino al referendum ed esprimano il proprio assenso o dissenso alla fusione, sarà una valida indicazione per le decisioni future degli amministratori.
Enrico Iemboli
ex amministratore