Vorrei soffermarmi su un passo dello storico Giacomo Patari riguardante la” Chiesa de’ Cappuccini denominata Sant’Anna”, pagina 58 (cenno storico su Corigliano Calabro-Guido Editore). “…Detta Chiesa ha una navata ed altra piccola. La sua struttura è buonina: tiene un bello altare maggiore di legno con magnifica custodia di ebano, con bei intagli, lavoro dei Frati, ha tre Cappelle nella piccola navata, anche di legno, eziandio lavoro degli stessi frati.
In una delle tre Cappelle vi è la statua di S. Antonio di Padova, con ai lati altre statue. Questa Cappella appartiene al Conte d’Alife qual’erede del Cav. Domenico Sollazzi Castriota, poi viene l’altra Cappella dell’ ECCE HOMO, ch’è una statuetta di creta cotta, che recò dalla Spagna il nostro Matteo Persiani, ch’è un Capolavoro, ed è assai prodigiosa, dimostrando i suoi prodigii in occasione di siccità, che portandosi per la Città, si ottiene sempre la pioggia; nella terza Cappella , il cui altare è anche in legno, appartenente ai Signori de Rosis, evvi un bel quadro della Madonna delle Grazie…” Stiamo attraversando momenti critici per la mancanza di piogge, tempi duri per l’agricoltura ma anche per le persone, costrette a ridurre al massimo l’uso delle fontane e dei rubinetti casalinghi. Ma cosa è la storia? La storia, attraverso i comuni vocabolari, è narrazione dei fatti memorabili che accompagnarono lo svolgersi della civiltà attraverso i secoli; è narrazione di avvenimenti realmente accaduti , verificati, realizzati in epoche precedenti. Bene: lo storico Patari afferma che nella Chiesa dei Cappuccini, accanto all’ospedale Guido Compagna, trovasi una statuetta di creta cotta: ECCE HOMO, assai prodigiosa, specie nei periodi di siccità perché veniva portata per le vie della città. Vivendo questo particolare momento di siccità perche tale statuetta dell’ECCE HOMO non viene portata per le vie, almeno, del quartiere ospedale, viale Rimenbranza sino alla piazzetta di San Francesco?Potrebbe essere un buon motivo anche per avvicinare gente a questo santo miracoloso e per dare atto allo storico Patari che il suo scritto non è oggetto di credenza ma di realtà concreta e vissuta dagli avi.