Tutt’Italia è in fermento per il gioco d’azzardo. L’intervento statale sulla questione arriva dopo anni di lotte portate avanti dagli enti locali, con province e regioni in prima linea nel contrasto alla ludopatia. Tutte, o quasi. Perché la Calabria non ha preso parte al processo, e non sembra ancora sul punto di allinearsi ad altre realtà italiane. Una questione economica, ma non solo. La mancanza di movimento può dipendere da una propensione alle scommesse molto limitata.
La situazione economica del gioco d’azzardo in Calabria è quasi disastrosa per le imprese. La regione è all’ultima posizione nella graduatoria della spesa pro capite, con una media di 186 euro nel 2016. Meno della metà dell’average nazionale, che si attesta vicino ai 340 euro. Il dato lascia meglio comprendere quanto la raccolta fa soltanto intuire, con un volume di gioco da 1,8 miliardi di euro. Non certo tra i più importanti della penisola, ma molto più rilevante di regioni come Valle d’Aosta, Molise e Basilicata. Con una netta preferenza per slot machine e AWP, che da sole arrivano a superare il miliardo di euro di raccolta. Più di tutte le altre specialità sommate, insomma. E proprio per questo l’azione prevista dallo Stato può dare un colpo terribile all’economia regionale dell’azzardo, già poco fiorente.
La nuova manovra infatti prevede una riduzione del numero di macchinette sul territorio nazionale. siti non AAMS. Un primo taglio, del 15%, porterà a 345.000 l’offerta nei mini-casinò e nei centri scommesse. Entro aprile 2018 invece si avrà un’ulteriore diminuzione del 19%, toccando quota 265.000. Il drastico calo interesserà anche la Calabria, con un crollo da 17.735 a 11.797 AWP. Come detto una parte fondamentale del mercato, che rischia di venire ridimensionato e far perdere numeri posti di lavoro. In un territorio già in sofferenza per quanto riguarda l’argomento occupazione. L’intervento dello Stato può dunque rivelarsi quella stangata che gli enti locali avevano sempre evitato, forse consapevoli dei rischi potenziali.
La Calabria infatti è una delle pochissime regioni in cui non è ancora stata adottata una legislazione per il contrasto del gioco d’azzardo patologico, o anche solo per una regolamentazione aggiornata del settore. La proposta era stata presentata nel 2015, per poi cadere nel dimenticatoio e venire rispolverata lo scorso settembre. L’approvazione è arrivata, con una riserva: mancano i fondi per attuarla. Un problema per ora irrisolvibile, lasciando la legge in stand-by e di fatto l’iniziativa al governo centrale. Con tutte le conseguenze del caso, per una manovra che è costruita su misura per realtà ben diverse da quella calabrese. Nel frattempo si sta intensificando la rete di controlli per contrastare l’attività illegale sul suolo nazionale. Nei primi cinque mesi del 2017 sono stati effettuati più di 250 interventi, con il sequestro di 97 apparecchi non controllati dallo Stato. Il modo migliore per rispondere a chi insinua che i numeri regionali non rispecchiano la realtà dei giocatori, non considerando quanto avviene nell’illegalità e quindi lontano dalle statistiche ufficiali. Ora però bisognerà pensare a un modo per far convivere la nuova legislazione con il settore giochi calabrese. Non un’impresa semplice.