La classifica cannonieri sugella un gradito ritorno del bomber vecchio stampo
CROTONE – Tredici reti per un sogno consegnato ad un’intera città e, probabilmente, all’intero panorama italiano. Chi ama il calcio non può non essersi entusiasmato per il capolavoro firmato dal Crotone, dal suo allenatore Nicola e da bomber Falcinelli. Il perugino, che ha recentemente scritto una lettera d’addio alla squadra e ai tifosi, con tredici reti ha contribuito in maniera decisiva a quella che sarà ricordata come una delle imprese più incredibili realizzate in Serie A: una salvezza partita da lontanissimo, 11 punti recuperati all’Empoli e la cenerentola del campionato che vi rimane a dispetto dei pronostici. In tutto questo, c’è un dato inconfutabile da registrare: il definitivo ritorno del bomber di razza.
Diego Falcinelli nonostante faccia di mestiere l’attaccante tiene fede al numero di maglia, quell’undici che ne rispecchia perfettamente le caratteristiche tipiche dell’attaccante moderno. Capace di aiutare la squadra, di scarificarsi correndo per i compagni, spaziare anche sulle fasce e fornire assist per i compagni: a tutto questo ha saputo spesso abbinare eccellente lucidità, sfruttando le non tantissime occasione che l’attaccante di una piccola squadra può avere. Il suo rendimento è drasticamente cresciuto con quello dell’intera squadra, da febbraio in poi: un’esplosione che gli ha inevitabilmente spalancato le porte della Nazionale di Ventura.
Quella di Falcinelli è però uno dei tanti casi che hanno dimostrato come, quest’anno, vi sia stata una vera e propria rinascita del numero nove vecchio stampo, quegli alter-ego di Inzaghi, Vieri e Trezeguet ormai in cantina. Da 67 anni non vi erano sei giocatori capaci di superare quota 20 reti in campionato, certo facilitati da un campionato divenuto a 20 squadre da 13 stagioni. In più, era dal 1958 che in due non toccavano almeno quota 27: ci sono riusciti Dzeko e Mertens, con il giallorosso che ha superato le critiche dello scorso anno aggiudicandosi il titolo di capocannoniere. Il belga, tornando al miracolo salvezza del Crotone, ha da solo segnato gli stessi gol dell’Empoli: un dato che spiega piuttosto bene il motivo della retrocessione clamorosa subita dai toscani.
Numeri che devono però portare all’attenzione una riflessione che rischia di minare le certezze su cui si è sempre basato il campionato italiano, specie se rapportato con gli altri top campionati del Vecchio Continente. Sei giocatori oltre le venti reti vogliono dire un campionato non più così equilibrato e tattico come sempre si è contraddistinto quello nostrano: goleade a ripetizione, spaccatura netta fra piccole e grandi squadre, enorme facilità nell’andare in rete contro difese piuttosto ballerine. Tratti distintivi di altri campionati, fino a “ieri”: adesso anche la Serie A sembra seguire un trend che sì privilegia lo spettacolo, ma che snatura l’identità del Belpaese, accusato di difensivismo ed etichettato a lungo come “catenacciaro”, ma capace di raccogliere risultati di primo piano a livello sia di club, che Nazionale.
Occorre ritrovare un equilibrio fra spettacolo e senso tattico, magari con qualche 0-0 in più e dei 3-3 in meno.