Tutti gli Ingegneri di Corigliano, un bel giorno, dei dei begli anni 80,fummo invitati (per fortuna non ancora,precettati), dall’Amminisrazione Comunale, a partecipare ad una riunione,indetta dai politici che, allora,gestivano il potere locale,mirata a discutere e contribuire alla scelta della soluzione ottimale da adottare per lo smaltimento finale dei liquami fecali dell’abitato dello Scalo nonchè di Schiavonea.
Per me,modestamente,unico,forse,degli ingegneri di Corigliano,almeno in quel momento,all’altezza di entrare in quel merito,fu un vero e proprio invito a nozze. E chi più di me,con alle spalle un’esperienza di progettista e direttore lavori di dozzine di impianti di depurazione, tutti gà realizzati e felicemente funzionanti,in vari Comuni della Provincia,avrebbe potuto mettere a disposizione esperienza e dottrina sufficiente?
E chi,più di me,poteva vantare un curriculum così pregno di precedenti,coronato,oltretutto,da tanti aggiornamenti, in materia,certificati dagli attestati rilasciati dall’austero Politecnico di Milano,presso cui mi ero,ripetutamente, specializzato in una materia che,magari,a qualcuno fa storcere il muso,per la poco “nobile” materia trattata,ma che,per gli specialisti del settore,svolge la più “nobile” delle funzioni,la salvaguardia della salute pubblica? Gli ingegneri di Corigliano,allora,eravamo sì, tanti,ma non tantissimi.
Superando la mia avversione a tutto ciò che riguardava la politica,specie quando la politica s’intrometteva nelle scelte tecniche senza averne alcuna conoscenza. I politici presenti erano,legittimamente,tutti quelli della maggioranza socialcomunista nonchè gli onorati e, cordialmente,rispettati ed ascoltati “avversari”,i soliti democristiani.Insieme erano l’ARCO COSTITUZIONALE. Che cosa significavava? Nulla.Erano solo,e degnamente, COMPAGNI DI MERENDA.
Gli ALTRI ?La vera effettiva opposizione,appena appena “sopportati”.Tutto legittimamente accettato. In quell’occasione,al posto d’onore sedeva,a capotavolo, un personaggio che,in quel contesto,non aveva alcun motivo di presenziare,non rivestendo alcun ruolo, sia amminstrativo che tecnico,nel Comune di Corigliano. ERA,SEMPLICEMENTE,IL “SENATORE” MASCARO.
Ed il senatore Mascaro,si e no,laureato in giurisprudenza, notoriamente,di fognature,non ne capiva una mazza,a parte le esperienze,maturate in bagno,in eventuali impellenti crisi diarroiche,che non andavano,ovviamente, oltre il saper maneggiare il pulsante di scarico o,al massimo,la catenella dello sciacquone.
Però”conosceva”chi ne”sapeva”,e ce li voleva presentare. Ma chi glielo faceva fare? Ma il favore a chi lo voleva fare,a noi ingg. o a …loro? Quando si dice l’amore per l’arte… E tenne banco,con l’autorevolezza,cosi percepimmo, dell’ospite d’onore,designato dall’Ammininistrazione,ad illustrarci una scelta,peraltro già condivisa e adottata. E capimmo anche che era lui il promotore dell’niziativa peraltro fatta propria dalla maggioranza….”nemica”. Quando si dice “Solidarietà”.Quando si dice “Fratellanza. E c’impartì una”lezione”sugli impianti di depurazione. A noi,ingegneri.”Spiegandoci”che il miglior metodo di smaltimento dei liquami domestici era….lo scarico diretto, Aa mare,senza bisogno alcuno di pretrattamenti,affidando il tutto alla diluzione che avrebbe assicurato l’abbattimento della carica batterica.
E ci “confidò”anche che conosceva bravissimi”costruttori” di questi sistemi,con esperienze collaudate,avendone realizzati tanti in Romagna e,specificatamente,a Rimini.Ed io, a bruciapelo,strafottente:MUCILLAGINE,MUCILLAGINE! Ovviamente non colse il senso della battuta,l’avvocato che se,invece di senatore,fosse stato,che so,un netturbino romagnolo,sarebbbe impallidito,a sentire quel termine. Però ci promise che la settimana a seguire avrebbe fatto venire a Corigliano questi impagabili “specialisti” e ci avrebbe fatto illustrare direttamente da loro quei portentosi impianti.
Devo dire che,come imbonitore,era efficace…sui fessi. Venne il mio turno,e parlai,e spiegai e misi in guardia dal voler adottare quella nefasta soluzione che avrebbe creato il terribile fenoneno dell’EUTROFIZZAZIONE,cioè LA MORTE DEI CORPI D’ACQUA.
Mi dilungai,forte della mia conoscenza dell’argomento,in una serrata ricognizione storica,ad illustrare fasti e nefasti dello SCARICO A MARE che,come soluzione,andò bene, forse benissimo,fino alla fine degli anni cinquanta quando, nelle famiglie italiane,lavatrici e lavastoviglie erano ancora un “sogno americano”.
Ma quando,insieme col benessere,le case degli italiani,si dotarono di questi elettrodomestici che utilizzano in modo massiccio il consumo di detersivi,i liquami domestici subirono una rivoluzionaria metamorfosi per cui il loro problema principe non fu più solo biologico (numero di “Bacillum Coli” contenuto in ogni centimetro cubo) ma chimico,per via del fosforo contenuto nei detersivi,che è un ottimo concime,gradito ed indispensabile alle alghe ed ai licheni che,avidamente se ne nutrono.
Ma qualsiasi flora,benchè sottomarina,nei suoi processi vitali,oltre che di alimento (fosforo) abbisogna anche di ossigeno,e siccome sott’acqua non c’è contatto con l’atmosfera,la furba alga che fa? Sottrae l’ossigeno alla generosa acqua del mare che se ne impoverisce e diventa una cosiddetta “acqua morta” (uno stagno).
I miei colleghi ingegneri,tutti,concordi con quanto dicevo. Ci fu il collega Plastina che aggiunse che,nei liquami di fogna,se non si procede ad una eliminazione,le”pellecchie” dei pomodori,galleggiando,arrivano nella zona riservata alla balneazione andandosi a depositare sulle labbra dei “bagnanti”,lasciando immaginare con quali gradevoli effetti.
Ed io,ancora,impietosamente aggiunsi: Se affidarsi alla diluizione,poteva andar bene fino a vent’anni fa,oggi,un “bacillum coli” che prima non aveva possibilità di sopravvivenza fino ad arrivare a riva, imprigionato in una bollicina di schiuma di detersivo o in una particella oleosa,è in grado di “navigare”,galleggiando, fino alle labbra o agli occhi dei bagnanti e,una volta crepato l’involucro,fargli dono del meglio di sè. Ci aggiornammo alla venuta dei “taumaturghi”.
E vennero.Erano due romagnoli e,almeno fisicamente,non erano molto diversi da noi,a parte il loro marcato accento emiliano che gareggiava col nostro accento coriglianese. Ci ritrovammo tutti,tecnici,amministratori e “cantastorie” alla foce del “Coriglianeto” che doveva essere il punto di innesto della condotta sottomarina.
Ebbi a fianco,al momento che rivolsi qualche domanda ai due”Costruttori”,l’onesto e carissimo e stimato amico, l’architetto Mario Gallina,in veste,in quella occasione,di amministratore. Chiesi,ai due:ma voi siete un’impresa di costruzioni? -Noi? E quando mai! Noi siamo due ingegneri,liberi professionisti,progettisti di impianti di scarichi a mare. Nulla di più.
Non dimenticherò mai la faccia dell’architetto Gallina che a momenti,sveniva.Balbettò,rivolto a me:ma hai sentito? Questi non costruiscono.Questi progettano soltanto. INFATTI ERANO STATI “INVITATI” PER FARSI DARE UN GRADITO INCARICO PER LA PROGETTAZIONE CHE GLI FU TEMPESTIVAMENTE AFFIDATO,LO STESSO GIORNO. E,spudorati,volevano anche il consenso dei tecnici locali. Io piantai tutti in asso e mi allontanai nauseato da quello scenario.
E fu così che nel mare di Schiavonea,oggi,ti può capitare di poggiare,in acqua,il piede su una scivolosa pietra ricoperta di una verde cotica di muschio,di alghe o licheni. E dire che cinquant’anni fa,i forestieri,quando parlavano del mare di Schiavonea,non mancavano di aggiungere: L’acqua? Te la puoi bere.Ed è trasparente,da farti vedere Il fondo cosparso di ciottoli rotondi e variegati.