Sono quasi tre anni che Geraci si è reinsediato Sindaco di questa città, con degli obiettivi ben precisi; tra i tanti, almeno due quelli più importanti: cancellare il marchio di città mafiosa dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale del 2011 e legalizzare la macchina burocratica comunale; riequilibrare il bilancio in base agli obblighi prescritti dalla Corte dei Conti, con la deliberazione del novembre 2013.
Sulla legalità in seno al Comune, ci ritroviamo con la Commissione di Accesso, per verificare il buon funzionamento dell’Amministrazione: il che significa, comunque vadano le cose, sperando che non ci sia nulla, il totale fallimento di Geraci, non avendo saputo mettere sulla strada della legittimazione legale il percorso politico della sua gestione; incapace, in sostanza, di assumersi le responsabilità di denuncia di quanto avveniva nel Comune e di porre la questione morale alla base di ogni azione politica.
Sulla questione, invece, del riequilibrio di bilancio, il sindaco Geraci, gongola per il largo anticipo con cui la sua maggioranza ha approvato il consuntivo del 2016. Non vi è nulla di cui andare fieri per questo consuntivo. Un bilancio decisamente irricevibile per la comunità. Geraci, si dimentica che il bilancio di un ente pubblico, come lo è il nostro Comune, non è solo uno strumento tecnico economico finanziario ma è qualcosa che va oltre il mero tecnicismo con cui è stato trattato: è soprattutto uno strumento con il quale si misura l’azione politica amministrativa della macchina comunale e l’azione di governo della maggioranza. La felicità con cui Geraci evidenzia i risultati ottenuti, ovvero, avere ipotecato per almeno 30 anni il futuro, facendo gravare sulle spalle dei cittadini il risultato raggiunto, è a dir poco mortificante, come a dire: dopo il danno, la beffa. Geraci, spieghi ai cittadini, non la serie di numeri con cui in Consiglio Comunale e a mezzo stampa, propina i grandi meriti raggiunti; spieghi, piuttosto, i disservizi che quotidianamente i cittadini sono costretti a subire; spieghi l’incapacità alla lotta all’abusivismo, la dilatazione dei tempi inerente il pagamento dei fornitori, il disservizio nella gestione della riscossione dei tributi, la gestione dei rifiuti per niente virtuosa, l’aumento esponenziale delle tasse, l’enorme evasione fiscale e l’incapacità a far pagare le tasse a tutti, almeno a coloro che hanno capacità contributiva. Non è certo un merito, se pur di poco, aver alzato la percentuale di riscossione rispetto al passato se poi la stragrande maggioranza della popolazione non paga. Potremmo continuare.
Altra nota dolente è il Documento Unico di Programmazione 2017-2019, presentato in anticipo rispetto alla scadenza, ma privo di programmazione necessaria a quel salto di qualità di cui la città ha grande e urgente bisogno.
Caro Sindaco, le rammendiamo che amministrare una comunità non è come essere a scuola, che si fa il compitino per prendere un bel voto. Amministrare è qualcosa che va oltre perché bisogna dare risposte adeguate alle persone.
Egregio sig. Sindaco, non avrebbe dovuto aspettare il 2017, per la “spending review mirata ed intelligente e per l’accelerazione dei programmi che determineranno l’ottimizzazione della macchina comunale”. In questi tre anni cosa ha fatto? Il compitino annunciato è un compitino passato a Lei dal professore che i cittadini non hanno votato; i suoi concittadini hanno votato Lei Sindaco, un Sindaco che fino ad ora non è stato all’altezza del compito-progetto politico in cui si era creduto. Non ci resta che aspettare la fine del suo mandato, speriamo non per scioglimento, per rilanciare davvero la nostra città.
Corigliano lì, 25/042017
Partito Democratico
Circolo di Corigliano Scalo