Guardare, sorvegliare e se è il caso punirli politicamente se il loro operato ha tradito le aspettative di cui si era fatto promessa. Il male ha da sempre occupato la scena politica locale, il suo atroce scempio ci accompagna, in quanto abbiamo politici, incapaci, improvvisati, arroganti, senza speranza di migliorare ed è per questo che ogni amministrazione comunale perisce,
finisce la propria esperienza così sotto la scure della Commissione antimafia di turno nonostante che a dettare le linee guida del comune sono professionisti esterni, pagati profumatamente. In questa realtà, chi ha il coraggio di dire la verità paga dazio, chi dice il vero non potrà avere mai né riparo, né focolare e neppure patria, diviene l’uomo dell’erranza, l’uomo cattivo, mal sopportato. La politica deve divenire quella dottrina che riduce, elimina tutte le convenzioni inutili, tutte le opinioni superflue, per fare apparire la verità. Una forma di vita più concreta. La politica e chi la rappresenta devono stabilire con lealtà un rapporto che non è di ornamento e di imitazione, ma di messa a nudo, di smascheramento, di rottura, di scavo, di discontinuità, di riduzione violenta alla dimensione elementare dell’esistenza, del reale, riscoprire il contatto con le piazze, con l’elettorato, con i suoi bisogni reali, non più concepiti come carne da macello per ingrassare il consenso. E’ nella politica coriglianese che si concentrano in particolare falsità, menzogne ed inciuci, per questo bisogna fare emergere le forme più intense, più raccapriccianti, le più indicibili, le più ignobili, accettare il coraggio, il rischio anche di essere scoperti, di essere feriti e pagarne il prezzo. Io lo faccio da sempre e ne ho pagato il prezzo estremo, anzi lo pago tuttora e con me anche chi mi sta vicino. Senza raggiri e giochi di parole, è arrivato il momento di prendere coscienza, la vocazione di dire la verità, di avere fino in fondo il coraggio di non avere paura della verità a qualunque costo. Vivere nell’incertezza, vivere con la spada di Damocle sopra il collo per il pericolo costante di subire un accertamento prefettizio ci porta giustamente ad avere dubbi su tutto e su tutti, anche sul futuro di quei politici che vinceranno le prossime elezioni quando ci saranno, l’etichetta di un comune mafioso sotto il costante controllo della direzione antimafia per forza di cose non rende liberi di agire le prossime amministrazioni. Con questi chiari di luna, solo un pazzo, un temerario pensa a candidarsi a sindaco, sapendo a quale futuro andrà incontro. In una realtà come Corigliano dove tutto sa di illegalità, poteva andare bene come sindaco anche la buonanima di Totanniello i ri carbuni (che il Signore lo abbia in gloria) che in fatto di onestà non era secondo a nessuno e che avrebbe fatto certamente bene. L’unica cosa certa, come dice qualcuno, fino ad ora è la candidatura dell’avv. Aldo Algieri, imprenditore affermato ed espressione di una variegata vasta area politica. Senza ombra di dubbi, lo stesso avvocato, si può ben definire il precursore del partito della nazione, al cui interno convivono, spero di non errare, politici che a suo tempo sostennero l’amministrazione Straface. L’elettorato, perdonerà al futuro candidato a sindaco l’alleanza fatta a suo tempo con l’altro contendente Giuseppe Geraci contro Pasqualina Straface? L’aria di questi tempi, dove i partiti, cambiano simboli e nomi come una camicia ci induce a diffidare poiché gli uomini sono sempre gli stessi, anche se riscoprono slogan che una volta erano appannaggio della sinistra radicale, forse per questo che le liste civiche ormai non convincono più. Nel frattempo, mentre la direzione distrettuale indaga si moltiplicano gli incontri nei partiti, nei politici che certamente in questo periodo, non dormono sonni tranquilli. Sonni inquieti li fanno: dirigenti, tecnici, impiegati e funzionari che svolgono le loro mansioni in settori cardini come urbanistica, lavori pubblici, finanze, il rapporto del comune con la ex Soget, pretendere illegalmente il tributo della depurazione ed infine non essere in grado di saper gestire l’enorme patrimonio di proprietà del comune ecc. ecc. Non fanno sogni tranquilli nemmeno i cosiddetti politici alla loro prima esperienza politica, il cosiddetto nuovo che avanza, che stando a quello che trapela dalla stampa pare che il loro operato sia oggetto di indagine. In questo clima di sospetti, di insicurezza, non poteva non mancare, come sempre il solito big della politica”il presidente Mario Oliverio” che da primo della classe, indica (manco fossimo dei somari, ma poco ci manca per esserlo) il suo candidato ideale a sindaco della città. Farebbe bene, ai calabresi se si dedicasse ad amministrare la regione Calabria con trasparenza e meno clientelismo, farebbe bene a darci una sanità da paese civile. Il duo Oliverio- Pacenza, diano al territorio, risposte chiare e precise alle tante perplessità sul nascente ospedale unico della Sibaritide. La vostra intromissione, Presidente, nuoce al centro sinistra locale che tutto può essere tranne una squadra politica affiatata, incapace come è di convergere sul nome di un candidato a sindaco comune per le note diatribe mai sopite e per la galassia di correnti a sinistra che inevitabilmente li porterà a subire l’ennesima batosta politica se non troveranno da qui alle prossime elezioni amministrative una unità di intenti.
Per il movimento centro storico: Luzzi Giorgio.