Quand’ero ragazzino , allorché mi recavo sulla via del Commercio , attraversavo la piazzetta dell’Acquanuova , recintata per due parti da ampie gradinate , sulle quali stazionavano , spesso dormigliando , numerosi facchini in attesa di ricevere ordini e commissioni. Tra questi c’era Tartanello. Il quale aveva un brutto hobby: sin dalle prime ore dell’alba soleva far visita al vinaio-decano o a Spillolungo nelle loro cantine.
Specialmente … quando era periodo di Carnevale … quando la cantina diventava la sua casa. Probabilmente non riusciva a dormire la notte a causa dei suoi gravi pensieri , delle preoccupazioni e dei rimproveri da parte della moglie ; la quale non sapeva come far fronte alle necessità della famiglia . Sicché egli sentiva il bisogno la mattina di andare ad affogare tutte le sue angustie nel vino .
Avvinazzato a buon punto , andava ad adagiarsi sulle gradinate della piazzetta per schiacciare un lungo pisolino ristoratore ; finché non veniva svegliato di soprassalto
da qualche persona , desiderosa di fruire dei suoi servigi . Fattosi mezzogiorno , Tartanello si recava nuovamente alla cantina per asciugare i sudori della sua magra mattinata di lavoro e per riempire il fiasco di vino che avrebbe dovuto accompagnare il pasto frugale della famiglia … per i giorni di festa e di Carnevale . Il ritorno a casa di Tartanello era però problematico . Egli infatti , rosso e paonazzo più che non si dica , attraversava la strada barcollando da un capo all’altro … e facendo autentici esercizi di acrobazia .
Le rare automobili , i traini , i muli , gli asini , erano costretti a fare difficili ed improvvise giravolte , quando non erano costretti addirittura a fermarsi … nell’attesa che Tartanello cessasse di pencolare ora a destra ora a sinistra … e decidesse finalmente di camminare sul suo lato di marcia con maggiore sicurezza . Cosa ovviamente assai problematica . Ragazzi e giovinastri sfaccendati non facevano mancare il loro appoggio morale :
“ Dai , Tartane’ , dai oh oh , oh oh ! Dai che ce la fai ! “
Tartanello riprovava , esitava , riprovava di nuovo e quindi coraggiosamente si lanciava, andandosi spesso a scontrare con qualche traino o macchina che risaliva verso la parte alta del paese . A questo punto , qualche robusto giovanotto , spinto più
dalla necessità di liberare il transito piuttosto che dallo spirito di carità … lo sollevava di peso e lo adagiava presso qualche muretto … perché smaltisse i fumi dell’alcool e lasciasse libera la via .
Nelle sere dei giorni di Carnevale , le libagioni erano particolarmente abbondanti e non mancava certamente chi si dimostrava generoso , oltre il lecito , con Tartanello ; pur di potere poi divertirsi ai suoi danni ! Anche i ragazzi ed i giovinetti , piuttosto aggressivi , avevano trovato il modo di beffarsi di lui … perché a Carnevale … ogni scherzo vale !
“ Tartane’ , eccoti cinque <serraglio > ! “ – diceva un ragazzo –
“ Tartane’ , eccoti due < macedonia >! “ – diceva un compagno .-
Tartanello afferrava quanto gli veniva generosamente offerto e ringraziava barcollando
con la testa e con il corpo . Ma fumando … l’adulto bevitore manifestava qualche segno di disgusto … Evidentemente quei delinquentucci avevano pensato bene di mettere tabacco di cicche nelle sigarette offertegli… Quindi Tartanello si dirigeva verso casa con passo malfermo : inseguendo i fumi voluttuosi che gli ottenebravano il cervello .
Un secondo bevitore veniva chiamato Coppoletta , perché usava portare sia nella cattiva che nella buona stagione, una specie di logoro copricapo in testa … a nascondere la vistosa calvizie . Anche la giornata di Coppoletta era del tutto simile a quella che trascorreva Tartanello . Mattinata in dormiveglia sui gradini della piazzetta in attesa di qualche lavoro di facchinaggio ; sosta in cantina verso mezzogiorno con un leggero spuntino ; ritorno problematico verso casa per la pausa della <controra > pomeridiana ; nuova visita serale in piazzetta e nuova visita alla cantina fino a notte inoltrata . Erano i ritorni a casa di Coppoletta a suscitare maggiore spettacolo e patemi d’animo nell’animo di chi dai balconi assisteva alle piroette del giovane bevitore . Egli teneva nelle mani sollevate in alto , come se fosse il suo prezioso trofeo , il suo fiasco di vino … che la luminosità del sole di mezzogiorno lasciava intravedere d’un colore rosso rubino . Egli lo contemplava dal basso in alto quasi con aria sacrilega; quasi volesse imitare , in contemplazione ed ammirazione , l’arciprete del paese : quando in occasione della festa del Corpus Domini , portava in giro per le vie ,sollevandolo in alto, l’Ostensorio con l’Ostia benedetta .
Quel fiasco di vino Coppoletta lo adorava in contemplazione estatica come il suo divino benefattore , la sua medicina miracolosa che gli faceva dimenticare tutti i suoi rospi del tragico vivere quotidiano …
“Cadrà … non cadrà il fiasco ? “ – si chiedevano con apprensione le buone popolane , pronte anche a giocarsi al riguardo qualche bottiglia di salsa – .
Meno male che i muretti che delimitavano la via ponevano fine agli angosciosi interrogativi . Infatti Coppoletta , proprio quand’era sul punto di precipitare rovinosamente a terra , aveva il guizzo di accostarsi al muretto e di aggrapparsi ad esso ; stringendo forte al suo petto villoso quel fiasco che, di lì a poco, gli avrebbe dato nuova ebbrezza . Intanto il bevitore volgeva lo sguardo verso le persone affacciate ai balconi delle case e , simbolicamente offriva loro ,col braccio alzato, il suo rosso fiaschetto e diceva : VINO ROSSO ; VINO GIOCONDO /CHE FAI SPARIRE I MALI DEL MONDO !… “
** Queste erano le condizioni dell’umile popolo del paese negli anni poveri dell’immediato 2° dopoguerra !
(dal mio libro Gente del sud )