Articolo a firma del prof. Ettore Jorio edito sul Sole24ore
Anche la Calabria, seppure raramente, docet. Il sindaco di Corigliano Calabro, Giuseppe Geraci, ha predisposto e sottoposto al giudizio della collettività e delle istituzioni la sua «Relazione di medio termine» del mandato. Un’iniziativa svolta in una cittadina che conta oltre 4omila abitanti e che i problemi del Sud li ha vissuti tutti: dallo scioglimento per infiltrazione mafiosa alla discarica abusiva di consistenti dimensioni, al territorio continuamente alluvionato, alla precarietà del bilancio ereditato e, per finire, al continuo sbarco di migliaia di immigrati.
La relazione di medio mandato è uno strumento nuovo per l’ordinamento italiano, che sancisce invece quella di inizio e fine dell’incarico, delle quali l’ultima sanzionata in caso di inadempienza. Si tratta di un atto formale, imitativo del «midterm» statunitense, che assolve a un’importante funzione di controllo democratico: se adottato ritualmente, eviterebbe tantissime sorprese dell’ultima ora alle collettività amministrate in numerosissimi Comuni con gli stessi problemi. Non solo. Consentirebbe alle minoranze, ma anche ai consiglieri di maggioranza spesso non al corrente di come vanno le cose, un più puntuale e consapevole esercizio del loro ruolo politico-amministrativo. Nella relazione di medio mandato si evince la sua utilità nel far conoscere alla cittadinanza la riprogrammazione dell’azione amministrativa alla luce delle sopravvenute legislazioni, inesistenti all’atto dell’insediamento del sindaco. In questo modo la relazione aggiorna anche le dichiarazioni programmatiche rese all’inizio del mandato come prevede l’articolo 46, comma 3 del Tuel. In un periodo zeppo di riforme strutturali e istituzionali, qual é quello attuale, questa tipologia di relazione rappresenta l’occasione per testimoniare l’efficienza di un Comune e la sua tempestività di adeguarsi ai cambiamenti. Lo fa prendendo atto del nuovo Codice degli appalti e della riforma Madia che, con i suoi innumerevoli decreti delegati (dodici quelli pubblicati ad oggi), inciderà parecchio sulle pubbliche amministrazioni locali. La relazione rappresenta un modo per rappresentare alla collettività municipale ciò che si farà sino alla fine della sindacatura, ma anche per sottoporre all’esame sociale quanto si è appena fatto e quanto si è programmato. Si tratta insomma di uno strumento di grande utilità che, se disciplinato dalle norme, avrebbe evitato che tanti danni prodotti nella prima parte del mandato si fossero moltiplicati sino al traguardo finale. Immaginiamo, come sarebbe stato utile a Roma Capitale prendere atto a metà di ogni trascorsa consiliatura delle eventuali malefatte. Ne sarebbero stati felici i romani ma anche il Paese intero, dal momento che l’enorme disavanzo di amministrazione della Capitale, che nessuno sa quantificare davvero, grava sulle tasche della intera Nazione. A proposito della Capitale, riuscirà la Raggi a formalizzare la relazione di inizio mandato? Il dubbio prevale.
Ettore Jorio