Nell’Anfitrione di Plauto, c’è un punto in cui Sosia, rivolgendosi agli dei immortali, chiede: “Dove ho perso la mia identità?” Ora, al di là della comicità della scena – si tratta d’una commedia – una domanda del genere potrebbe risuonare in tanti posti.
Se potesse parlare, a mo’ d’esempio, il pavimento d’una antica Scuola o la navata d’una antica Chiesa o la carcassa d’una antica Tivù, cosa direbbe? Ma! Forse, laddove non si distingue il maestro dall’allievo, il sacerdote dal fedele, l’artista dal fanfarone, quel pavimento di scuola, quella navata di chiesa e quella carcassa di tivù direbbero: “Dove abbiamo perso la nostra identità?”