Caro Ispettore, quanto è difficile parlare di te in questo momento. Sorridere prego, hai detto ieri su Whatsapp. Eri amministratore di un gruppo che avevi voluto dedicare al viaggio, al viaggio esistenziale. A quegli occhi nuovi che ogni percorso di senso regala all’uomo che decide di continuare a interrogarsi sulla vita.
Sorridere prego, senza malinconia. Ma solo con nostalgia, hai aggiunto ieri nel tuo messaggio.
E poi: “la morte si sconta vivendo”.
Pensieri che da subito hanno assunto i toni di una straordinaria profezia. Un presagio che da lì a qualche ora sarebbe diventato il tuo saluto agli amici, al mondo , alla scuola.
E noi con nostalgia già sorridiamo al ricordo di tante vicende ed esperienze vissute nel nostro territorio, grazie alla presenza di un uomo che non ha mai smesso di credere nella formazione e nell’educazione.
Erano i primi anni ’80 quando a capo del Terzo Circolo Didattico di Corigliano anticipavi l’idea che la scuola dovesse diventare alleata del territorio per restituire al territorio stesso quella moltiplicazione culturale di cui il nostro Sud aveva ed ha bisogno.
Di fatto la scuola da te diretta costituiva già da allora un faro di “prove tecniche” per quell’autonomina che da lì a un ventennio sarebbe diventata una realtà per le scuole dell’intera penisola.
Cio’ era favorito da una tua naturale inclinazione verso l’incontro e la fusione con mondi nuovi, coniugata con una capacità di accogliere nella propria esperienza le suggestioni derivanti dall’incontro.
E’ questo che distingue la cifra del vero viaggiatore.
Eri un visionario, un imprenditore della conoscenza, che vanta un attivo di tantissimi insegnanti e dirigenti scolastici calabresi che si sono formati nella tua scuola.
Un uomo che pur da una importante posizione di vertice, non ha mai fatto mancare al proprio agire la logica del servizio e della disponibilità verso gli altri.
Amavi la gente e la vita e oggi sembra davvero assurdo imbalsamare il tuo ricordo, musealizzarlo, per trasferirlo ai posteri e, quindi, accettarne una seconda volta la scomparsa.
Sorridere prego, senza malinconia ma solo con nostalgia.
La stessa che ci attraversa tutti in questo tardo pomeriggio del primo giorno di luglio.
Il mondo della scuola della nostra città oggi fa quanto in suo potere per ricordarti come “maestro”, propenso a credere più alla miseria che alla grandezza dell’uomo: spinta propulsiva di ogni atto educativo che trasforma e deve trasformare le occasioni in opportunità.
Un senso di umanità che non può mancare, come non è mancato, all’uomo di scuola che sei stato nelle tue diverse posizioni.
Dalle quali non evitavi mai di precisare che Fusca sbaglia, perché Fusca non sa tutto.
Perché sbagliando si inventa, per dirla con Rodari.
La vocazione per l’educazione come rivoluzione, insomma.
Una rivoluzione che forse ancora oggi si deve compiere: la scuola dell’accoglienza, del sistema formativo integrato, della cooperazione educativa, del laboratorio.
Maria Montessori fu uno dei tuoi fari, asserendo che la scuola deve diventare prolungamento della famiglia e che i bimbi devono fare le cose che sono capaci di fare e che gli piacciono.
Un anticipo di quella didattica scomposta che vede nell’aula un luogo dove si lavora e ci si guarda negli occhi, dove un gruppo affiatato di allievi diventa una comunità con regole condivise, ossia una società ideale e autonoma, dove si coltiva e si costruisce il senso della società democratica.
Con Dewey vedevi nella scuola uno spazio attivo in cui ognuno può scoprire e mettere in atto il suo potenziale creativo e imparare le regole della democrazia.
Con Bruner sostenevi che il compito principale dell’insegnante è scavare, come un minatore, alla ricerca del potenziale intellettivo umano.
Da qui, il passaggio all’idea che spetta anche all’organizzazione scolastica e alla dirigenza delle scuole aver cura della promozione sociale, dell’equità e dello sviluppo di una comunità locale, nazionale e transnazionale.
E lo testimoniavi con l’esaltazione della scuola dei piu’ piccoli: delle bambine e dei bambini della scuola dell’Infanzia. Passando in rassegna il Novecento pedagogico italiano che ha espresso una sua cultura educativa di significato, che annovera grandi come Codignola, don Milani, Bruno Ciari e, non ultimo, Loris Malaguzzi, fondatore di quella straordinaria esperienza che è la Scuola di Reggio Emilia, scuola appunto dei piccoli.
Ebbene, se oggi vogliamo ricordarti degnamente è questa l’eredità che dobbiamo raccogliere: non mollare nell’ambizione di investire su modelli educativi centrati sull’apprendimento, aprendo anche ai fondamentali apporti della cultura del lavoro, della cultura, della sollecitazione dell’espressività e della creatività: innovazioni radicali per realizzare la scuola di tutti.
Pensarti con ammirazione e gratitudine significa anche questo: aprirsi al bisogno di una cultura visionaria, che pensi ad una scuola aumentata saldando finalmente conoscenza e responsabilità democratica, sapere e militanza educativa.
Grazie Ispettore. Per la tua tenacia mantenuta fino alla fine, per quello sguardo acuto ed insieme benevolo con cui hai guardato ognuno di noi.
Grazie per aver condiviso con noi la fede che accomuna coloro i quali credono che nel campo dell’educazione tutto è possibile.
Grazie per tutto questo e per altre molte cose ancora che ora, nella sconfinata bellezza e nell’ incanto di Dio, saprai leggere nel cuore di tutti noi.
Buon Viaggio Ispettore.
Susanna Capalbo
Dirigente Scolastico Ic Erodoto e Ic Leonetti – Corigliano Calabro