Come in tutta Italia, anche gli studenti coriglianesi hanno risposto positivamente all’appello di mobilitazione contro il test INVALSI. Nella nostra città, infatti, l’adesione alla protesta nazionale ha raggiunto quasi la soglia del 100% degli studenti a cui stamattina sarebbero state somministrate le prove. Il boicottaggio dell’INVALSI rappresenta una battaglia importante all’interno di quella più ampia di difesa della scuola pubblica, contro il suo smantellamento verso una privatizzazione sempre più veloce.
Mentre negli ultimi anni, a causa delle politiche di centro destra e centro sinistra imposte dall’Unione Europea, per il diritto allo studio sono stati tagliati fino a 20miliardi di euro di finanziamenti, le linee guida dei vari governi in materia di istruzione promuovono la competizione tra le scuole per accaparrarsi le poche briciole di fondi ancora disponibili. Il test INVALSI è funzionale proprio a questo. Oltre ad essere inutilmente costoso, i vari progetti nazionali con cui è stato accompagnato che hanno regalato finanziamenti alle scuole che si aggiudicavano i primi posti nella “classifica” stilata, e le varie dichiarazioni ufficiali (tra cui un passaggio all’interno del primo progetto della Buona Scuola) che prevedono proprio l’utilizzo dell’INVALSI come criterio per la ripartizione dei fondi scolastici e per la differenziazione salariale dei docenti fanno intendere benissimo cosa ci sia dietro la volontà di “monitorare” la didattica italiana: la creazione di scuole di scuole serie A, frequentate da chi può permettersele e scuole e di serie B, per tutti gli altri. Sia chiaro, non siamo contrari per principio ad una qualsiasi forma di valutazione nazionale del sistema scolastico. La questione però è centrata sulle finalità e sui criteri (assolutamente inattendibili per quanto riguarda il test INVALSI a causa dei differenti contesti sociali e didattici in cui si trovano gli istituti). A Corigliano l’organizzazione del boicottaggio da parte degli studenti ha riscontrato alcuni ostacoli dovuti ai soprusi dei Dirigenti Scolastici. Primo caso fra tutti, già finito sul blog in questi giorni, quello dell’IPSIA NICHOLAS GREEN dove gli atteggiamenti antidemocratici contro gli studenti si sono tramutati questa mattina in un motivo in più per partecipare alla protesta. Dopo una nostra azione di sostegno, infatti, gli studenti hanno coraggiosamente abbandonato in massa il proprio istituto. Da evidenziare è anche quello che è accaduto all’ITC Luigi Palma, scuola in cui una classe è stata sospesa con obbligo di frequenza per aver aderito al boicottaggio delle INVALSI. Questi atteggiamenti dimostrano quale sia il prodotto dell’ampliamento del potere dei presidi tramite la nuova riforma della scuola e come sia falso il clima di “buona scuola” di cui alcuni istituti provano a vantarsi. La verità è che nel momento in cui gli studenti provano ad alzare la testa, iniziando ad occuparsi di qualcosa che vada oltre il proprio orticello, li si reprime affinchè non lo facciano più. Vuote sono le frasi sprecate sull’istruzione intesa come formazione del pensiero critico paventate agli “Open Days”, se poi quando si tenta di discutere di diritto allo studio questo lo si zittisce. I Dirigenti Scolastici che contrastano la libertà d’espressione e di dissenso non possono che vergognarsi. Questi non sono casi isolati, spesso li riscontriamo in molte altre scuole in tutta Italia. La lezione che gli studenti hanno imparato, anche grazie a queste giornate, è che solo uniti ci si può difendere da questo tipo di repressione, come solo uniti si può far vincere la lotta per una scuola accessibile a tutti e che realmente formi un individuo libero.