Mi ripete la tabellina del quattro, l’area del triangolo e del quadrato, la prima e la seconda declinazione latina, l’incipit dell’Iliade di Omero e quello dell’Inferno di Dante. Leopardi è bello, ma non le piace più, perché le mette tristezza. Manzoni le sta bene, perché le dà un senso di pace. Mi ripete qualche verso del poeta coriglianese Antonio Ungaro, poi, mi detta la didascalia per alcune foto di famiglia.
Mia madre – novant’anni compiuti a gennaio – è ancora fresca, come freschi sono i suoi occhi celesti e la sua pelle chiara. Del tempo trascorso ricorda tutto e, raccontando, accompagna le immagini con un sorriso o con un segno di mestizia, a seconda dei casi. Mentre parla, vuole che le tenga la mano. Sì, Madre cara, come tu tenevi la mia, quando mi guidavi sul primo abbecedario.