Mi viene in mente il secentesco dire di quel Cartesio, filosofo: “Non so se sogno o son desto”. Con lui, naturalmente, mi scuso – ammesso che le mie scuse gli giungano nell’aldilà – se abuso d’un passaggio del suo ‘metodo’, per una cronachetta di paese. Il punto: si discute, in un bar, se da un ufficio, metropolitano o di borgata, possa ammettersi la fuga di un qualsiasi ‘conversevole’, all’insaputa del suo autore.
Il tempo di mandar giù un caffè e il clima s’arroventa. Sì, no, no, sì, sì, no. Parità. Ma è un pareggio che accende ancor di più gli animi. Resto di pietra: “Sogno o son desto”? Vagli a spiegare che il problema non si pone, se semplicemente negli uffici si bandisce il ‘conversevole’, ingenuo o malevolo che sia. Lo spiega il barista: “Ma pinsàssiri a ffatigari ‘ntra ‘st’officii”.