Per abitudine, son lì, come tutte le sere, davanti alla tivù. Tra uno spettacolo indecente e un insipido varietà, qualcuno dà l’ultima notizia, mentre altri, sedicenti specialisti, la commentano con dati e previsioni e con tanto di zuffa. Cento programmi fotocopia, in genere volgarmente gridati, al posto di quell’unico canale, in discreto bianco e nero,
che, per poche ore al giorno – era il 1954 – alternava il fatto e lo spettacolo, senza lampi e boati. Non mancano le cose buone, oggi, ma restano coperte, come i fiori di campo, da informi cespugli. Per fortuna, c’è quel magico pulsante. Basta premerlo, per tornare alla realtà: un piano conversar familiare, un buon libro, un gradevole giornale.