Molte volte li ho incontrati sulla pagina fresca di stampa o sulla carta tristemente ingiallita dal tempo. Li ho incontrati nel mio comodo studio, nelle copiose biblioteche, negli archivi polverosi: donne e uomini di vario ceto e di diverso sentire, ma tutti legati a Corigliano da vincolo d’affetto o di sangue.
In lingua e in dialetto, in verso e in prosa, hanno raccontato la fatica e la speranza, gli affetti e i dolori, le tragedie e le vittorie della nostra comunità. Ad ognuno ho preso qualcosa, a volte, un frammento, e tutto ho trascritto sul diario della mia memoria. Compagni discreti, sono stati e sono per me dolce consolazione sempre, donandomi, senza mai nulla chiedere. Li sento, in certo modo, come miei familiari.