I rifiuti possono essere una fonte di energia pulita? Mentre a Napoli si brevetta una tecnologia che sfrutta un batterio mangia rifiuti, negli Stati Uniti 2400 discariche prestano i loro rifiuti per la produzione di energia pulita. La tecnologia che consente la conversione dei rifiuti in energia è ormai matura. Negli Stati Uniti sono oltre 500 gli impianti già attivi e altrettanti i siti che aspettano di funzionare da impianti energetici convertendo i gas ricavati dai rifiuti in energia elettrica.
Un gran bel risparmio energetico per l’ambiente che ogni anno si trova a dover smaltire o stoccare tonnellate di spazzatura sprigionado CO2 e al contempo produrre energia elettrica emettendo CO2 e fabbricare altri oggetti destinati a diventare spazzatura! Uno studio recente condotto da Nomisma energia ha messo in luce dati eloquenti: ogni anno finiscono in discarica potenziali combustibili per un potere calorico pari a circa 3,7 miliardi di TEP (Tonnellate Equivalenti di Petrolio) e per un valore che si aggira sui 2,5 miliardi di euro. Sono i cosiddetti Css (Combustibili solidi secondari), immondizia che esce dalle nostre case e che, se fosse bruciata in impianti idonei, potrebbe evitare l’emissione in atmosfera di circa 7,9 milioni di tonnellate di CO2. Un ottimo contributo alla nostra sempre più pressante richiesta di energia. Lo studio presenta un esempio indicativo: il sacchetto medio che gettiamo nel cassonetto, potenzialmente contiene 2.200 kilocalorie, che equivalgono all’energia prodotta da oltre un litro di benzina. In Italia le discariche sono più di 100 e ogni anno accolgono complessivamente 17 milioni di tonnellate di rifiuti. Si tratta di uno dei dati peggiori a livello europeo. Un articolato sistema impiantistico di recupero energetico nello smaltimento dei rifiuti è ormai indispensabile. La termovalorizzazione è sempre una strada concreta e percorribile. E’ uno strumento corretto per l’eliminazione dei rifiuti e rappresenta una fonte energetica in parte rinnovabile. Attraverso la combustione dei rifiuti non recuperabili, infatti, si possono ottenere energia elettrica per alimentare tipo l’illuminazione pubblica e tutte la strutture comunali della città di Corigliano. Secondo gli esperti, se in Italia si riuscisse a incrementare ulteriormente la termovalorizzazione dei rifiuti si potrebbe soddisfare il 3% di fabbisogno nazionale di energia elettrica. Nel nostro Paese attualmente è presente più di una cinquantina di impianti di termovalorizzazione destinati a rifiuti urbani e speciali non pericolosi. Può essere prodotta energia anche attraverso il trattamento della raccolta della frazione organica. Il processo si chiama ‘biodigestione’ e rappresenta un’altra forma di valorizzazione degli scarti. Grazie a una fermentazione in assenza di aria, i rifiuti organici domestici provenienti dalla raccolta differenziata si trasformano in compost di qualità e in energia elettrica, attraverso la produzione di biogas. Cosa aspettano le menti politiche comunali a cambiare registro? In questo modo le nostre famiglie non risparmierebbero? Meditate………..ma non troppo!