Alcuni storici, in tempi d’oro e in tempi bui, lo hanno già affermato: che è bello, cioè, scrivere bene del proprio paese, non fosse altro, perché è nostro, nella buona e nella cattiva sorte. Hanno ragione. Io, ma il confronto non regge, l’ho fatto tante volte, scrivendo di lingua, di tradizioni e di storia di Corigliano.
Oggi, lo faccio con fatica e la cosa mi dispiace. A guardarmi attorno, infatti, di sconcezze ne colgo a piene mani né sento il soffio di una ripresa. Continuerò a viverci, però, nel mio paese, perché l’amo e l’amo, perché sono impastato della sua terra e della sua acqua. Se una stagione nuova si prepari, non saprei proprio dirlo.
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