Seguono i propri pazienti cronici su un bacino pari a un quarto dei residenti delle province di Cosenza e Catanzaro più tutti i cittadini che cercano un’alternativa al pronto soccorso tra le 8 e le 20 nelle cittadine grandi e piccole della Calabria centrosettentrionale. Ma alla vigilia della trattativa per una convenzione che li farebbe decollare su scala regionale, i nuclei di cure primarie dei medici di famiglia calabresi stanno per scomparire, e con loro 40 posti di lavoro per assistenti di studio e segretari, più l’indotto.
«A Cosenza il commissario dell’Asl Gianfranco Filippelli ci ha fatto sapere sui media che potrebbe chiudersi l’esperienza di questi ambulatori attrezzati. E questo dopo averci tranquillizzato anche in forza di delibere regionali che sostengono la sperimentazione, e alla vigilia del passaggio di tutti i mmg calabresi alle aggregazioni funzionali e alle unità complesse di cure primarie», spiega Paolo Guglielmellisegretario Smi Cosenza. «Del resto, non sarebbe la prima volta in Italia che una sperimentazione territoriale sulla medicina di famiglia chiude non per la cattiva volontà dei medici ma per l’incoerenza delle istituzioni, che a investire sulle certezze preferiscono magari distribuire i risparmi “a pioggia”». Per Guglielmelli, il commissario ad acta regionale Massimo Scura tuttora non sarebbe della stessa volontà dell’azienda sanitaria, né lo è il consiglio regionale che da Reggio Calabria ha approvato all’unanimità la prosecuzione dei Ncp cinque giorni fa. «La scelta dell’Asp cosentina lascia sbigottiti tutti i sindacati e testimonia che basta un’impuntatura locale a distruggere un servizio». La convenzione territorale come strumento normativo debole? «Il Nucleo è una realtà, in tre anni sono diventati 14 in tutta la Calabria, 400 mila i cittadini coperti, il modello è amato dalla popolazione in un’area dove un ospedale è stato chiuso e altri stanno chiudendo; abbiamo scaricato del 30 % il pronto soccorso ospedaliero, che è sotto organico. In più abbiamo azzerato i costi per l’Asl relativi agli esami. Già perché la funzione primaria dell’Ncp è l’ambulatorio per patologia sugli assistiti dei medici di famiglia componenti. Così, a Cosenza in due studi, a Paola, Corigliano, Rende e Montalto Uffugo a orari prestabiliti visitiamo in uno studio attrezzato i nostri pazienti asmatici, ipertesi, obesi con sindrome metabolica, diabetici e, oltre ad eseguire periodici ecodoppler, ecocardiografia, fondo oculare, esami del sangue, offriamo loro lo specialista per la visita di routine. Nel 2011 l’Agenas aveva chiesto alla regione di ridurre i letti pubblici al 2 per mille contro il 3,6 di media nazionale: noi abbiamo contribuito e senza prendere un soldo in più. E il paziente, per un esame relativo alla sua patologia aspetta massimo 15 giorni. Il Ministro Lorenzin ha visto il nostro lavoro e lo ha definito “uno dei pochi esempi in Italia di medicina di iniziativa”». Ora questo lavoro dovrebbe essere sacrificato nel piano del commissario Filippelli a una scelta alternativa, a servizi sanitari “a gestione multiprofessionale e vocazione multifunzionale”. Uno smacco ai mmg; del resto, la categoria non è compatta, in altre parti dell’Asl qualcuno si è opposto. I medici aderenti agli Ncp risparmi alla mano confidavano in un livellamento verso l’alto della qualità dell’assistenza territoriale. «La trasformazione in Uccp era un trampolino di lancio ulteriore – dice Guglielmelli – nelle sedi ci stiamo attrezzando per ospitare la continuità assistenziale. E difatti a Catanzaro e nel Lametino i Ncp sono stati prorogati di tre mesi. Ma tendenzialmente in questo settore basta l’impuntatura di qualcuno, la paura del futuro, a far saltare tutto»
Mauro Miserendino