Il post-alluvione di Corigliano Calabro. Percorrendo la città in lungo e in largo, le immagini dei danni – enormi – sono eloquenti. Muri di cinta crollati come biscotti inzuppati nel latte. Ma è fango: fango e detriti dappertutto. Dalla frazione Scalo a quella marina di Schiavonea, entrambe popolosissime. Mezzi e uomini del Comune “rarefatti” negl’interventi. Regna quasi esclusivamente la buona volontà di numerosi liberi cittadini, da sei giorni impegnati in interventi difficili, oltre che faticosi. In contrada Fabrizio, sul prolungamento del lungomare, il ponte sul torrente Gennarito, eretto soltanto una decina d’anni fa, ha ceduto strutturalmente. Ora lo “spezza” in due il lungomare.
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