Si scuote d’improvviso i rione che guarda dall’alto via dei Cinquecento. Il centro storico si prepara all’ennesima sera afosa di quest’estate targata 2015. Un po’ di vento, però, regala del sollievo a chi ancora resiste tra questi vicoli antichi della Sibaritide. Tutto procede come sempre. Anzi no. Un inatteso corteo di giovani arriva dal castello e comincia a urlare un solo nome: “Alfonso”. Sono gli amici di Alfonso Malagrinò,
lo sfirtunato giovane che appena una settimana fa è stato protagonista, suo malgrado, di un triste caso di cronaca in Piazzetta Portofino a Schiavonea. Chi gli vuole bene arriva a piedi sotto casa sua, per fargli capire che non è solo, specie ora che non è più ricoverato e che all’Annunziata di Cosenza ci deve tornare di tanto in tanto per capire come va la ferita al viso.
Eccoli, quindi, gli amici di Alfonso. Qualcuno manca, ma gli altri ci sono e in pochi istanti sotto casa di Alfonso una quarantina di ragazzi chiede a gran voce che il compagno di mille scorribande giovanili si affacci, almeno, per questo abbraccio atteso sin troppo nelle ultime, terribili ore vissute da queste parti in attesa di buone notizie.
Alfonso, alla fine, accontenta tutti e si affaccia. Non parla. Per lui ringrazia il papà Tonino. Poche parole. Di sotto gli amici stanno in silenzio, come per non disturbare molto. Poi un mezzo applauso. E si va via. Il rione torna a prepararsi per la cena. La luna fa capolino oltre Piazza del Popolo. “Alfonso è forte e si riprenderà”, dice qualcuno quasi sotto voce.
Lo sperano tutti. Glielo augurano col cuore.
Emilio V. Panio