Nessuna solita retorica contro l’amministrazione di turno è quella che sto per fare; è, semplicemente, descrivere una situazione oggettiva, di una realtà molto grave, che sta avvenendo, da un po’ di tempo, in quella che è la nostra ultima dimora terrena: il cimitero.
Tutti gli uomini e le donne si recano, periodicamente, al cimitero, in quanto le persone care , purtroppo, non sono tutte in vita e si intende, quindi, rendere viva la loro memoria, andando in questo luogo degnissimo di rispetto, portando dei fiori e portando i propri pensieri, i propri affetti, le proprie preoccupazioni e le proprie lacrime.
Qualche giorno fa, entrando al cimitero, noto molte bare, posizionate nella chiesa all’ingresso; su ognuna c’era scritto un nome affiancato da una foto-ritratto: davano l’idea di individui senza identità, in fila, che aspettavano una sentenza per la loro destinazione ultima, come i deportati all’ingresso dei campi di concentramento (ditemi voi se Questo è un uomo, come scriveva Primo Levi).
La cosa più terrificante non è stata questa visione, bensì respirare un fetore, il quale nessun termine potrà mai descrivere.
Una situazione davvero allucinante: si è superato davvero ogni limite!
La dignità umana dov’è andata a finire?
Come si deve sentire chi ha perso una persona cara e la vede in quelle condizioni?
Notare che, giorno dopo giorno, il defunto sta lì a putrefarsi e l’aria se ne impregna in modo indelebile, tanto da sentirsi quell’odore di morte addosso.
È questo il culto dei morti?
È questo che diceva Ugo Foscolo riguardo ad una degna sepoltura?
Penso che si è toccato davvero il fondo: ci stanno, paradossalmente, le buche per le strade, ci sta la sporcizia, ci sta il poco interesse per il bene comune, ma calpestare così la dignità umana, no! Non si può accettare!
Io ne sono uscita davvero indignata e nauseata.
E non mi si venga a dire che è una situazione di emergenza, in quanto la morte non ha situazione di emergenza, non è una calamità: è una realtà quotidiana.
In un paese di oltre 40.000 abitanti, la morte è una situazione quotidiana, è un dato di fatto: quasi tutti i giorni viene a mancare un individuo.
Allora gli organi di competenza che fanno?
Hanno delle soluzioni atte a risolvere il problema, oppure aspettano che i “defunti in lista” diventino liquido putrefatto, così la questione è risolta?
Questa non è politica!
La politica è interesse per la città (polis), per il bene comune, per la convivenza civile e per il rispetto della dignità umana.
Le competenze stanno alla base di qualunque lavoro uno voglia intraprendere, altrimenti tale lavoro non lo si può svolgere. Se l’interesse per la città (cioè la politica) non lo si sa fare, allora è meglio lasciare il posto a chi ha le competenze, in quanto su quelle poltrone vi ci hanno posto i cittadini (anche quelli defunti) e ne prendete i compensi grazie alle loro tasse.