“Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni, ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza…”
Con le parole forti del Libro della Sapienza, più che mai appropriate, la nostra città tributa il deferente saluto, carico di sentimenti di viva gratitudine, a Francesco Scura che, all’età di 98 anni, ha lasciato questa terra per aprire gli occhi a quel Dio in cui ha sempre creduto, professandone e vivendone la Fede.
Ricordare don Ciccio significa ripercorrere una pagina di storia che appartiene alla Corigliano modello, alla città operosa e intelligente, a una sana e seria imprenditoria che, pur tra mille e mille difficoltà, ha tenuto alto il suo nome.
Era il 1929, quando i Fratelli Scura di Vaccarizzo Albanese istituiscono la prima autolinea, con la Postale che allacciava il Centro Storico allo Scalo Ferroviario.
Era uso e tradizione che “l’arte del padre è mezza imparata…” e fu così che l’acume, la perspicacia, l’affabilità di quest’uomo hanno fatto il resto e, oggi, grazie a quei sacrifici, a quegli investimenti, a quel rischio imprenditoriale corso senza esitazioni e, forse, con tanta trepidazione, Corigliano Calabro, con la IAS – Impresa Autolinee Scura – vanta il pregio di avere un’azienda eccellente che collega la nostra terra al resto d’Europa e del mondo.
Pur non essendo originario di Corigliano, amò, nei fatti, questa città perché ne comprese le potenzialità, ne ammirò la bellezza dei siti, ne apprezzo la ricchezza e le risorse. A Corigliano, certamente, don Ciccio deve molto ma, durante la sua lunga vita, ha cercato, riuscendoci, di ricambiare il bene ricevuto.
Ciò che mi piace, personalmente, ricordare è il fatto che don Ciccio sia rimasto sempre quello che era: signorile nell’aspetto, semplice e parco nei comportamenti e nell’agire, cordiale e affettuoso con tutti. Molti, anche giovani, lo ricordano davanti al Tabacchino di don Ciccio Cosentino, sempre scherzoso e ilare con amici che lo hanno già preceduto nell’altra vita.
Così come è difficile dimenticare che, quando si organizzavano gite ed escursioni, lui era sempre lì, nella sua azienda, a contrattare e a trattare e…sempre disponibile a venire incontro alle esigenze economiche dei richiedenti il servizio.
Non di poco conto, la bontà a mettere gratuitamente a disposizione mezzi e personale in occasione di eventi straordinari che hanno caratterizzato la vita pubblica di Corigliano.
Forse – e senza forse – è grazie a tale sua “politica” se la IAS ha raggiunto traguardi eccellenti ed encomiabili che ne fanno oggi un pilastro del servizio pubblico dei trasporti con un cospicuo numero – quasi 200 – di dipendenti e di autisti e con linee che alleggeriscono e “accorciano”, in maniera confortevole, le distanze che separano la nostra zona dal resto della nazione e dall’Europa.
Don Ciccio, uomo longevo ma sapiente, oggi si appresta a fare il suo ultimo viaggio. Credo, nell’immaginario, che se dovesse scegliere un mezzo per compierlo, non esiterebbe a salire sulla “postale”, così come fece, forse, all’età di 12 anni, quando i suoi avi inaugurarono l’impresa… perché è da quel modesto mezzo che la quercia IAS ha preso vita.
Il resto appartiene ai nostri giorni, con il figlio Gennaro che, sulla scia luminosa tracciata dal papà, guida il colosso IAS, mantenendone alto e florido il nome e affermando, con perpetuo agire, il principio secondo il quale “vive l’antico ceppo nei teneri virgulti…”.
Franco Oranges
Vice Sindaco di Corigliano