Caro Presidente, il nostro è un grido di drammatica disperazione. Quello che rimane della nostra dignità si sgretola col passare del tempo, quel tempo che scandisce il cammino verso un precipizio che segnerà la fine di ogni speranza. Noi abbiamo un passato, signor Presidente, fatto di onesto e onorato lavoro, che le vicissitudini ci hanno annullato, dapprima con un bel servito e poi in quel percorso di false speranze che inizia con la mobilità in deroga e si conclude con un altro bel servito.
Siamo orgogliosi del nostro passato, ma terrorizzati da un futuro inverosimilmente tetro e demolarizzante. Noi non chiediamo elemosina, visto che quel poco di dignità che ci resta non ce lo permette, ma la possibilità di sentirci ancora utili a questo mondo che ci ha voltato le spalle. Confidiamo in Lei, in primis come uomo e padre di famiglia e poi come Presidente della nostra amata regione.
I lavoratori in mobilità in deroga del Comune di Corigliano Calabro.