Faccio parte del Comitato pro-fusione, ma non voglio esprimere il mio pensiero in tale veste, bensì come cittadino di questo territorio che negli ultimi anni si è impoverito sempre di più, perdendo uffici e servizi utili e necessari ad agevolare la vita quotidiana. Quando ho fatto l’amministratore (per 15 anni ininterrottamente il Sindaco e per circa 7 anni l’amministratore di Ente sub-comunale), unitamente ai miei colleghi, ho servito e utilizzato la politica per consolidare su questo nostro territorio il funzionamento di ciò che si aveva e adoperato per aumentare le risorse necessarie ad agevolare e migliorare le condizioni di vivibilità dei cittadini.
Mi sono altresì battuto per l’autonomia di questo territorio e dell’intera sibaritide che ha da sempre rappresentato e rappresenta il vero polmone economico dell’ex provincia di Cosenza, motivo per il quale la “politica” cosentina non ha mai voluto mollarci, perché diventando autonomo ed autogestendosi questo territorio rischiava di diventare più importante della stessa Cosenza.
Le cose non sono cambiate, si ripete lo stesso rito, con una differenza: mentre noi ci siamo ribellati ai “padri” e ai “padroni” della politica che tirava le fila da Cosenza ed abbiamo fatto rispettare le nostre esigenze territoriali, oggi non avviene la stessa cosa: la politica locale è psicologicamente dipendente e remissiva, visto che nessuno dà prova di concreta ed autentica autonomia.
Sarà questo il motivo per il quale negli ultimi tempi molti servizi vengono tolti al territorio e quindi alle popolazioni dell’intero territorio di questa fascia jonica?
Sarà per questo che non può decollare l’idea della fusione dei nostri due comuni viciniori, Corigliano e Rossano?
Non lo so se questo è il vero motivo, certamente a mio avviso ne rappresenta qualcuno.
Ma allora perché l’idea di fusione (ripeto: l’idea) non decolla?
La politica cammina sulle gambe degli uomini, sono quindi convinto che le cause del mancato decollo bisogna trovarle in sede locale. E’ necessario approfondire le vere motivazioni di chi non vuole che l’idea di fusione inizi il suo iter e cerca ogni “scusa” , pardon: motivazione, per giustificare la non adozione di atti (delibera), ricorrendo a motivazioni che non hanno senso in questa fase iniziale ma che certamente dovranno e saranno approfondite nelle fasi successive, quando anche i cittadini avranno espresso il loro parere attraverso il referendum che li chiamerà come protagonisti della scelta. Alla luce di ciò, non hanno senso le polemiche sterili, le difese d’ufficio, i comunicati stampa pregni di acredine che rischiano di portare una cosa seria come la fusione sul tavolo del pettegolezzo e del dileggio.
Sono convinto che sono i politici locali ad avere paura di affrontare seriamente l’idea della fusione; chiusi nel loro piccolo mondo dai confini molto limitati e senza ambizioni, senza sogni; hanno paura di immaginare e di affrontare la futura gestione di un comune di grosse dimensioni e il solo pensiero fa tremare loro le gambe.
Hanno recepito l’idea fusione come qualcosa più grande di loro?
Hanno paura dell’idea perché nel futuro contesto non avrebbero più voce in capitolo perché emergeranno i meriti e le capacità di chi sa e di chi guarda oltre al proprio naso?
Chi ha paura del futuro e non ha il coraggio di osare, non può rappresentare né condizionare il destino della popolazione che amministra.
Se così dovesse essere, a questi personaggi basta il presente nel quale pensano di essere “qualcuno”.
Entro nella problematica che ci interessa per ribadire che la fusione rappresenta l’unica via d’uscita, l’unica occasione per fare scuotere questo territorio, farlo uscire dal torpore, dal pantano nel quale è stato relegato e continua ad essere trattenuto a causa dei continui “scippi” di uffici e servizi che la politica “grande” decide, senza consultare i “piccoli” della politica, i nostri sindaci, i quali non sentono più come offesa il mancato coinvolgimento decisionale.