Cap. I – Tratta dell’arrivo di Don Chisciotte sul lungomare di Corigliano Calabro schiavonea
Premessa: lettor carissimo, trattasi di un Don Chisciotte moderno, dei giorni nostri ma con vocaboli del suo tempo.
Di buon mattino, ripulite le armature che erano servite ai suoi bisavi, salì sulla sua bici Pedalante, e si incamminò verso la vicina frazione Schiavonea, luogo di pescatori e villeggianti, luogo idoneo per farsi nominare Cavaliere.
Arrivato alle prime luci dell’alba si fermò dinanzi un Lido, che a lui parea un castello. Poste dunque in ordine la sua lancia, targa e corsaletto, e la sua fedele Pedalante, si avvicinò ad un signore, che a lui parea il Castellano, s’inginocchiò innanzi dicendo: non sarà mai possibile ch’ io mi levi di dove sono, in sin tanto che la vostra cortesia non mi concede una grazia: nel giorno di domani m’avete ad armar Cavaliero.
Il castellano, che altro non era che il gestore del lido, era una volpe vecchia che aveva avuto non so che sentore della sua pazzia e cercò di assecondarlo. Gli disse che in quel suo Castello non vi era cappella alcuna dove poter vegliare l’arme, perché l’avevano smurata per farne una nuova, ma che in caso di necessità, egli sapeva, che era buono un qualunque luogo.
Don Chisciotte si convinse e trovò lungo il marciapiede del lungomare il posto adatto dove poter vegliare l’arme sino al giorno dopo, ed imbracciando la sua targa, pigliò la lancia e con bella grazia iniziò a passeggiar.
Tutti i passanti si stupirono di una così strana forma di pazzia e si avvicinavano per guardarlo. Un operaio, dell’interminabile cantiere, per poter accedere al luogo dei lavori, tra mucchi di sabbia e mezzi meccanici, si avvicinò e spostò le sue arme. Don Chisciotte, vedendolo arrivare gli disse ad alta voce: o tu chiunque sia, ardito Cavaliero, che vieni a toccar l’arme del più valoroso errante, guarda bene quello che fai, e non le toccare, se non vuoi lasciar la vita e pagare il fio del tuo ardire.
L’operaio non si curò delle sue parole, prese le armi e le scagliò il più lontano possibile. Don Chisciotte vedendo questo, alzò gli occhi al Cielo, posò la targa, alzò la lancia a due mani e diede con essa un si terribile colpo sul capo del passante, che lo fece cadere a terra, che se gliene avesse scaricato un altro, non avrebbe senz’altro avuto bisogno del medico.
Don Chisciotte, giratosi e preso dalla furia, vide un Caterpillar ma che a lui parea un drago, con altro operatore al seguito intento al lavoro. Don Chisciotte senza aprir bocca e senza chiedere favore a nessuno alzò di bel nuovo la lancia e senza romperla, fece di tre parti del casco da lavoro dell’operatore, perché glielo spaccò in quattro. Tutta la gente che era sul lungomare accorsero con non poca fatica in mezzo a quel cantiere, per vedere cosa era successo.
Il castellano, che non desiderava altro che vederlo fuori dal suo Lido, con brevi parole e con osteril retorica lo armò Cavaliero.
Don Chisciotte, ringraziando del favore, balzò in sella alla sua Pedalante e dando mille abbracci al Castellano andò a cercare nuove venture.
Lettor carissimo, tieni questo racconto per buono, sin tanto che non finiscono i lavori del Lungomare di Schiavonea, e Dio ti guardi.
Esiodo