Quando non si vuole affrontare il problema, si parla di altre argomentazioni che distraggono la mente dall’attenzione sull’essenza di ciò che si tratta. E’ quello che sta avvenendo nella città di Corigliano sulla idea di “fusione” con Rossano; provocazioni ed equivoci lanciati sul tavolo della discussione, per la verità ad opera di pochi e di qualcuno in particolare, che, approfittando del ruolo sociale che svolge attraverso il mondo della stampa e della comunicazione, introduce nella discussione elementi di disturbo e di distrazione che allontanano il ragionamento dal vero argomento.
Ho sempre affermato che il mondo del volontariato e quindi le associazioni, possono e svolgono un lavoro importante nella società, agiscono da stimolo sui problemi; un lavoro nobile di moltissima gente che opera in silenzio mettendo a disposizione la propria esperienza, la propria professionalità, il proprio tempo, al fine di contribuire ad uno sviluppo sostenibile e migliorare le condizioni del territorio nel quale lavora ed opera. Il volontariato ha fatto e fa grandi cose. Tutto ciò però non basta, non è sufficiente, perché molte volte le idee ed i progetti che il volontariato e le associazioni portano all’attenzione pubblica hanno bisogno del “visto” della politica, della pubblica amministrazione, che deve prenderne atto e sancire con la “presa d’atto” che esiste un progetto (di una idea o di crescita e di sviluppo). Una volta che all’Amministrazione pubblica gli perviene una richiesta, una qualsiasi comunicazione, deve comunque pronunciarsi ed esprimere il proprio parere, che può essere condivisione o negazione, a seconda della natura della richiesta e della norma che la regola.
E’ quanto è successo con l’idea di realizzare la fusione dei comuni di Corigliano Calabro e di Rossano, per pervenire ad una unica gestione amministrativa, ad un unico comune di dimensione rilevante di circa 80 mila abitanti, al fine di “contare” nello scacchiere della politica che decide, per essere forte contrattualmente e non farsi più derubare degli uffici e dei servizi così com’è avvenuto e come purtroppo continua ad avvenire.
La gente comune di Corigliano e di Rossano, singolarmente o tramite le associazioni di cui fa parte, memore del mancato aiuto alle battaglia sostenute (aereoporto, istituzione provincia della sibaritide, ecc.) e di fronte all’ostilità della classe politica e dirigente della nostra ex provincia di Cosenza che non ha mai accettato che questo territorio della fascia jonica diventasse autonomo e si sviluppasse secondo la propria vocazione naturale; preso atto dell’impoverimento del tessuto sociale-istituzionale ed economico del territorio, di fronte alla sottrazione di servizi e di uffici, ha deciso di dire “basta” e di non volere più assistere passivamente al lento ma costante scadimento del territorio; si è organizzata per sostenere l’idea del progetto “fusione” dei due comuni, che lo Stato sostiene ed incentiva attraverso la nuova legge DelRio.
Dopo avere svolto con onestà intellettuale un lavoro di volontariato serio e responsabile; dopo avere partecipato a numerose e innumerevoli riunioni –dal gennaio 2014 ad oggi- per divulgare e approfondire il concetto di “Fusione tra comuni”; dopo avere raccolto le adesioni al progetto che ha lo scopo di fare decollare questo abbandonato territorio che ormai è ridotto a terra di conquista da parte di chi non vi abita; dopo avere sopportato l’ignoranza e l’arroganza di chi non conosce o fa finta di non conoscere l’iter e gli obiettivi della “fusione” e su questo argomento interviene a piacimento solo per portare elementi di disturbo; dopo avere assistito a tutto ciò con la pazienza di chi sa che comunque deve aspettare che gli eventi maturino (purchè non si arrivi comunque tardi rispetto a chi invece si muove per lo stesso scopo, vedi l’iniziativa sulla fusione di Cosenza e Rende che ha preso una forte accellerazione ); la mia indignazione esplode quando qualche mente “lucida” e “privilegiata” si permette di offendere l’intero Comitato delle 100 associazioni, le quali hanno sottoscritto l’adesione all’idea della Fusione dei due comuni di Corigliano e di Rossano in modo spontaneo, convinto, con abnegazione e senza fini personali. La mia rabbia esplode altresì quando il Comitato o chi lo rappresenta viene accusato di fare pressing o “un vero e proprio stalking verso i rappresentanti istituzionali delle due città”.
Ma ci si rende conto che, mentre la gente aspetta di essere coinvolta con la chiamata al referendum (che la Regione Calabria dovrà indire dopo che i Comuni interessati avranno inviato la delibera preliminare di “accettazione dell’idea di fusione tra i due comuni” ) attraverso il quale dovrà manifestare la propria condivisione o negazione dell’idea progetto.
Nel mentre si aspetta che venga adottata la delibera di adesione all’idea della fusione per potere iniziare il lungo cammino che dovrà portare alla decisione definitiva se farla o non farla questa benedetta fusione tra Corigliano e Rossano; nel mentre si continua a togliere a questo territorio servizi importanti; qualcuno (non ho capito se a titolo o convinzione personale o di convenienza oppure perché veramente portavoce dell’Ente interessato) si diverte a portare giustificazioni sulla mancata adozione della delibera e, di contro, addirittura lancia accuse al Comitato o a chi lo coordina (ribadito: che opera nel comitato in forma di volontariato e di impegno civile) perché interviene nel dibattito pubblico con le solite e poche persone.
Chi afferma ciò, dimentica volutamente che di ogni organizzazione, esiste l’assemblea dei socie e/o degli aderenti, e la stessa Assemblea nomina al proprio interno la rappresentanza che dovrà mantenere i contatti con l’esterno. (Ecco perché pochi e gli stessi, che poi non è vero, perché i “pochi” sono sempre una diecina di persone che si alternano nelle diverse occasioni di intervento e dibattito)
Ma non è che lo stalking sia all’incontrario?
Mi spiego, non è che invece sia colui o coloro che sono contrari al processo di “fusione” che, per motivazioni o interessi diversi, lo attuino (lo stalking) per redarguire chi si muove e si attiva per fare andare avanti l’idea della fusione?
So solamente che questi “sebastian contrari” stanno facendo un lavoro che offende il territorio, perché così facendo impediscono al popolo di esprimersi attraverso il “referendum” che dovrà essere indetto, al fine di tenerlo (il popolo) sempre di più sottomesso a logiche politiche e quindi di interesse di persone e personaggi che non abitano nelle nostre due città (chiediamoci perché non si è fatta la “provincia della sibaritide”, perché non è stato realizzato “l’aereoporto” , perché la nostra sanità continua ad essere smantellata e perché addirittura viene messa in discussione la costruzione del nuovo ospedale).
Ma offende anche e soprattutto chi crede che la “fusione di Corigliano e Rossano” sia una opportunità per la ripresa socio economica di questo territorio; crede ed è convinta che se riesce a diventare una grossa realtà demografica, una città di circa ottantamila abitanti, può dire la sua e le altre istituzioni non possono sottovalutarla e/o bistrattarla più come hanno fatto fino ad ora.
Infine, offende coloro che hanno creduto nel “Comitato” e si sono costituiti come le “100 associazioni”; offende quindi ogni singolo aderente e quindi anche me, che, senza nulla mai chiedere ma forte solo del mio convincimento, mi sono offerto come “volontario” a collaborare con questo grande progetto di sviluppo per questo territorio ormai abbandonato a causa della inesistenza negli ultimi 10-15 anni di una classe politica valida, autorevole e rappresentativa.
Chi mi conosce, sa che sono sempre stato e sono al servizio del territorio nel quale abito ed opero, difficilmente può dubitare della mia onestà intellettuale.
Lì, 24.06.2015
F.to Enrico Iemboli
-componente Comitato 100 Associazioni-