I coriglianesi Solimando e Ginese trasferiti sabato scorso negli “attrezzati” penitenziari di Opera e Parma
Il “carcere duro”. È la “strategia” scelta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro per “inginocchiare” la ’ndrangheta nell’area jonica cosentina, per ridurne l’influenza, per limitare il potere di boss e picciotti rimasti imprigionati nelle maglie delle numerose inchieste condotte dai magistrati coordinati dal procuratore distrettuale Antonio Vincenzo Lombardo.
I quali, sabato scorso, hanno fatto applicare il 41-bis a Filippo Solimando, 46 anni, e a Salvatore Nino Ginese, di 42, entrambi di Corigliano Calabro. I provvedimenti, richiesti dai pm antimafia catanzaresi, sono stati spiccati dal ministro della Giustizia Andrea Orlando.
LEGGI ARTICOLO COMPLETO