Una città azzoppata da decenni di politica indecente incapace di lasciarsi alle spalle i propri errori, di fare autocritica, di rimediare ai propri guai, iattura per essa stessa, per il territorio e per i nostri giovani. Al contrario associazioni, comitati fantasmi per interessi personali variegati e strumentalizzazioni sponsorizzano la conurbazione con Rossano come ad assolvere, a farci dimenticare il male fatto da una classe dirigente insulsa dimostratasi priva di idee e programmazione.
Oggi sono tanti, chi per comodità, chi per interessi personali che vogliono farci dimenticare gli autori dello strapotere politico durato più di trent’anni, dimenticano che il territorio coriglianese è stato abbandonato a se stesso per più di settanta anni, le tante crisi amministrative hanno lasciato il segno: una città sgangherata con tutte le sue contraddizioni, vedi per esempio un P.R.G. ad oggi quasi inesistente, una città sfiduciata dalle tante promesse mai mantenute, mi chiedo come fa Rossano ad accettarla al di la del tornaconto personale. Dal 1900 al 1943 poco è cambiato, erano i tempi quando ebbero la guida del governo cittadino i due fratelli, Vincenzo e Gaetano Fino, furono questi due personaggi a caratterizzare l’epoca liberale prima e quella fascista poi, decretando di fatto la fine dello sviluppo economico e sociale raggiunto dalle tre grandi famiglie: i Sanseverino, poi i Saluzzo e infine i Compagna. Qualcuno potrebbe pensare che le cose per Corigliano incominciarono a cambiare dal 1948, invece no, le cose non andarono meglio, per più di trenta anni si succedettero 15 sindaci e una decina di commissari prefettizi. Le cose continuarono a non andarono bene per Corigliano nemmeno nel periodo che va dal 1970 al 1990, “se si esclude quel breve periodo quando fu eletto a sindaco della città Gabriele Meligeni”, costretto in seguito a dimettersi per dissensi all’interno della maggioranza amministrativa. Dal 1975 si avviava a Corigliano una ennesima fase del sistema politico locale che durerà fino al 1993, qualcosa cambiò con la nuova legge elettorale, il 1993 fu eletto sindaco Giuseppe Geraci. Per più di un ventennio Corigliano ha visto il predominio della città e non solo della D.C, del PSI e dei suoi alleati: PSDI- PRI- PLI- e di qualche lista civica nata dal cervello di qualche fuoriuscito dai partiti che continuò però a mettere i bastoni alle amministrazioni successive per vedersi garantiti almeno i propri interessi. E’ in questo periodo “1975- 1993” che Corigliano ebbe una sfilza di sindaci balneari per lo più democristiani: Giampiero Morrone, Franco Pistoia, Ernesto Cerbella ecc. In tutti questi anni Corigliano è stata amministrata come fosse il giardino di casa propria, la politica di quei tempi provò diletto ad accanirsi con patologica crudeltà contro il territorio, contro le sorti della città, inferendogli ferite così gravi che ancora oggi stentano a rimarginarsi. Oggi imprenditori, professionisti, associazioni fantasma e società invece di preoccuparsi di fare crescere una classe dirigente giovane, sana dal punto di vista morale ed etico ci spacciano il tema della conurbazione come il toccasana a tutti quei malanni a cui anche loro assieme hanno contribuito in cambio di finanziamenti regionali ed europei concessi con troppo facilità senza produrre sviluppo economico ed occupazione stabile. Fare il tifo oggi a favore della conurbazione è come chiedere l’amnistia per quei partiti e politici loro amici che hanno contribuito a distruggere l’agricoltura, (oggi si è arrivato al punto che molti commercianti ed imprenditori agricoli locali per continuare a stare sul mercato anche nei mesi preestivi debbono importare arance dalla Spagna che a differenza di noi ha puntato sulla diversità dei prodotti, cosa che finora non è stato fatto nella Piana di Sibari), il turismo, i trasporti, le infrastrutture, ma soprattutto per averci rubato il futuro. Perché solo oggi abbandonano i campanilismi tenuti in vita per trenta anni? Questo passo indietro dimostra, se c’è ne era bisogno il fallimento del loro trascorso politico, la sconfessione delle loro promesse mai mantenute, solo oggi si accorgono che in passato li hanno sparate grosse, solo oggi si accorgono che per avere pensato al proprio orto e a quello degli amici si sono perse occasioni irripetibili oggi. Solo oggi si accorgono di avere bisogno del consenso civile ed essere uniti per ottenere qualcosa? Uno fra tutti l’Ospedale Unico della Sibaritide. Dove erano i politici e la società tutta quando Corigliano fu scippata della sede dell’ASL, degli uffici dell’INPS, del Giudice di Pace, del reparto di ortopedia, dell’otorino, del ridimensionamento di molti servizi sanitari che tuttora continua, da cosa era distratta la politica e quei primari medici che negli anni 80-90 spadroneggiavano al Guido Compagna compromettendone già allora il futuro, per non vedersi intaccato i loro interessi si misero di traverso quando fu data all’epoca la opportunità al presidio ospedaliero di Corigliano di attrezzarsi di un reparto di rianimazione, di un reparto di nefrologia e dialisi, di un centro trasfusionale, da cosa erano distratti quando il compianto Giacomo Mancini offrì su un piatto d’argento il progetto per un nuovo ospedale a ridosso della S.S.106 e precisamente al di sotto del Villaggio Frassa? Sfido chiunque a smentirmi, queste realtà ed altre molte spiacevoli le ho vissute sulla mia pelle, già allora c’era chi mi etichettava come un comunista scomodo facendomela pagare cara, tanti sono purtroppo che hanno dimenticato lo strapotere, le scorribande, le infelici decisioni della famosa “3C” all’interno del Guido Compagna. Tutti hanno dimenticato che se oggi viviamo una sanità deficitaria, carenza di servizi, un territorio defraudato di tutto è grazie a loro. E’ pensare che qualcuno di questi oggi lo troviamo riciclato tra le fila del “NUOVO PD”. Eppure bastava poco per renderci la vita meno difficile, darci la parvenza almeno di un progresso virtuale, anche questo ci hanno negato, ci hanno lasciato in eredità una città morta, hanno cancellato anche quel poco che avevamo conquistato con periodi di lotta. Possono vantare solo il primato delle negatività. Se atto d’amore deve essere egregio Avv. G. Morrone, Avv. Minnicelli, signori imprenditori lo debbono decidere i cittadini con la loro testa, con i loro cuori , la scelta tocca a loro, dobbiamo uscire dalla solita routine dove il politico decide per noi. Crediamo che la sola conurbazione non basta a farci uscire dal torpore di decenni di consociativismo politico dove a tutto si è pensato, tranne al futuro delle generazioni ed al territorio. Oggi dire quello che si pensa è diventato difficile, devi mettere in conto che certamente si va incontro ad insulti, molte volte personali, basta leggere i tanti commenti sui vari blog, gente codarda che si nasconde dietro ad un anonimato o dietro ad un pseudonimo. Il problema è che oggi, al pari dei politici non abbiamo nemmeno una briciola di pudore che ci possa distinguere da loro, non ci vergogniamo più di niente, siamo diventati come loro e questo spiega lo stato di essere oggi.
Per il Movimento Centro storico: Un progetto per non morire. Luzzi Giorgio.