Due anni fa l’orribile, cruda e straziante morte della sedicenne studentessa coriglianese, Fabiana Luzzi, per mano del proprio fidanzato, Davide Morrone, all’epoca dei fatti appena 17enne. Ieri Corigliano ha voluto ricordare quel tragico e crudele fatto di cronaca, che scosse profondamente non solo la comunità ausonica, ma l’intera nazione, attraverso una manifestazione organizzata dal Centro Antiviolenza che porta il nome della ragazza, che si è svolta in due momenti.
Il primo presso il luogo dove quel maledetto venerdì 24 maggio 2013 Davide uccise prima a colpi di coltello e poi cospargendola di benzina e dandogli fuoco, la sfortunata Fabiana; il secondo, invece, si è tenuto presso il parco comunale di via Provinciale a Corigliano Scalo che porta il suo nome. Ai due momenti erano presenti i genitori ed altri familiari di Fabiana, i tanti amici e compagni di classe, semplici cittadini, autorità civili, religiose, militari e la parlamentare Enza Bruno Bossio componente della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali. Cerimonia sobria ma carica di momenti di intenso dolore e commozione, che nonostante i due anni dalla morte di Fabiana, erano facilmente palpabili ieri mattina. Il papà di Fabiana, Mario Luzzi, con voce carica di dolore ma decisa, ha voluto ribadire, tra l’altro, alcuni suoi concetti già espressi in altre circostanze: “Noi della famiglia – ha detto Mario – abbiamo un cuore distrutto, mutilato, dilaniato. Raccogliamo le forze ogni giorno per andare avanti, perché la vita è il dono più prezioso. Ed è proprio per tutto ciò che noi dobbiamo lavorare giorno per giorno per far comprendere che vicende come quella che ha colpito la nostra Fabiana non devono più accadere. Purtroppo – ha proseguito il papà di Fabiana – però la realtà è ben diversa, perché non passa giorno che le cronache non registrano fatti legati alla violenza nei confronti delle donne. Allora io dico: ma che razza di uomini siamo se la persona che diciamo di amare e di proteggere, poi la uccidiamo o usiamo contro di lei ogni forma di violenza. Ma chi commette un crimine del genere, chiediamolo alle nostra coscienze, davvero si deve perdonare ? Davvero lo si deve recuperare, perché in quel momento ha avuto un raptus ? Secondo me, invece, dovrebbe essere tutto il contrario perché ha spazzato via la cosa più preziosa che Dio ci ha dato: la vita. Allora dobbiamo appellarci alle nostre istituzioni centrali, ed io ringrazio chi oggi è qui in rappresentanza del governo, ma dico a questo rappresentante di farsi portavoce di questo immane dolore che ricorre e copre tutta la nazione, affinché lo Stato, affinché i legislatori possano applicare veramente ed esclusivamente la leggi detentive, affinché chi ha commesso crimini del genere – così ha concluso Mario Luzzi – non abbia attenuanti di sorta, non ci siano perdoni, come lui non ha saputo perdonare una ragazza che non aveva fatto nulla per perdere la vita”. Ricordiamo, infine, che la Bruno Bossio lo scorso 27 marzo ha presentato un emendamento al Disegno di legge con il quale viene introdotta l’educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione. In pratica viene introdotto l’obbligo di un ripensamento complessivo di saperi e di modalità di relazione all’interno dei sistemi scolastici nazionali al fine di combattere ogni forma di violenza basata sui modelli socio-culturali di donne e uomini per sradicare i pregiudizi, i costumi, le tradizioni e le altre pratiche basate sull’idea dell’inferiorità della donna o su ruoli stereotipati per donne e uomini, introduce l’educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale d’istruzione.
Giacinto De Pasquale