Alcune condizioni, a partire dal rischio che gli stage si trasformino in lavoro sfruttato e sottopagato, sono stati evidenziati anche dalla CGIL Lazio. Altra anomalia è il fatto che, per essere retribuiti dall’INPS – soggetto che pagherà gli stage – è necessaria una relazione del datore di lavoro. Numerose sono le segnalazioni di ritardi e di valutazioni negative, stranamente a carico dei giovani che protestavano per lo sfruttamento lavorativo.
L’idea stessa che il progetto non preveda l’assunzione di giovani che studiano appare come uno schema per consentire, sotto falso nome, lo sfruttamento dei giovani che non trovano lavoro, escludendo chi ancora studia e, per tanto, potrebbe fare solo, ed effettivamente, lo stage. Il principio rimane quello che abbiamo visto applicato per l’EXPO di Milano: i giovani devono essere disposti a tutto pur di lavorare, anche ad accettare paghe da fame e orari massacranti. Non più lavoratori ma, quasi, schiavi al servizio di aziende sempre più inumane e, soprattutto, con la complicità dello Stato. Michele Tiraboschi (Report di sintesi per Jyrki Katainen, vice-Presidente della Commissione europea), 13 febbraio 2015 Garanzia Giovani è operativa in Italia da nove mesi. Un tempo ancora breve ma, comunque, sufficiente per formulare un primo bilancio. I risultati non sono allo stato lusinghieri e, anzi, è percezione diffusa, tra i giovani prima ancora che tra gli esperti e l’opinione pubblica, che si tratti dell’ennesimo fallimento delle politiche del lavoro in Italia. Un dato su tutti: solo il 3 per cento dei giovani presi in carico dai servizi competenti ha sin qui ricevuto una qualche forma di risposta dal piano Garanzia Giovani in termini di lavoro o comunque di offerta formativa o di stage. Si può anzi dire che in molte Regioni, di regola quelle con i più alti tassi di disoccupazione e dispersione giovanile, Garanzia Giovani non sia ancora neppure partita rivelandosi al più occasione per convegni e per l’apertura di nuovi siti internet pubblici che non funzionano e che non mettono in contatto domanda e offerta di lavoro. Molti giovani si iscrivono al programma, mediante i portali regionali, e tuttavia, anche dopo svariati mesi, non vengono neppure contattati e tanto meno presi in carico dai servizi competenti. Le attese su Garanzia Giovani erano molto alte in Italia, al pari delle attuali delusioni. Promettere una garanzia a un esercito di scoraggiati (stimato intorno a 2 milioni di giovani italiani che non studiamo e non lavorano) è una scommessa che va presa sul serio e che non si può perdere. Il rischio è di allontanare ancor di più dal mercato del lavoro e dalle istituzioni quanti, tra i giovani italiani, non credono più nello Stato e nella legalità. Obiettivo di questo Report è offrire al Vice-Presidente della Commissione europea una valutazione indipendente delle criticità esistenti e di come il programma Garanzia Giovani possa essere messo in funzione anche in Italia.
Alberto Laise