La festa dei lavoratori, simbolo della rivendicazione collettiva
Nel corso degli anni la “Festa del Lavoro” ha assunto per le lavoratrici e i lavoratori di tutto il mondo un’occasione irrinunciabile per la rivendicazioni di diritti e di tutele sul posto del lavoro; diritti e tutele che devono essere estesi anche nei paesi emergenti e del terzo mondo per una corretta concorrenza globale, altrimenti si rischia, così come avviene, che la disparità di trattamento del lavoro diventi un ulteriore strumento al capitalismo rampante e cinico per delocalizzare aziende in nome e per conto del maggior profitto.
La festa del primo maggio deve essere una rivendicazione istituzionale del diritto al lavoro, delle tutele sul posto di lavoro e il diritto a mantenere la propria dignità. La politica ha il dovere di vigilare e salvaguardare i lavoratori con continui aggiustamenti normativi alle reali condizioni umane e sociali. Oggi, il lavoro deve essere visto in un’ottica di prospettiva a tutto tondo, dove bisogna tenere conto delle esigenze che vengono dal mondo dell’impresa, perché è da lì che viene il lavoro, ma senza perdere di vista quelli che sono i diritti e le tutele dei lavoratori.
Ci dobbiamo chiedere: ma, nella nostra realtà di città meridionale, quali sono a tutt’oggi le reali condizioni del mondo del lavoro?
Qui si apre e si scopre un mondo ancora arretrato e cristallizzato, frutto di sottocultura nel modo di fare impresa, in alcuni settori, dove diritti e tutele dei lavoratori sono continuamente calpestati. Non possiamo non parlare di una “zona industriale” a Corigliano, dove si sono costruiti decine e decine di capannoni giusto per dare la parvenza di avvio di attività lavorative per accedere a finanziamenti statali o europei, con il solo scopo di intascare denaro, fatto di pubblico dominio con sentenze della magistratura, che ha precluso, magari, ad aziende sane di accedere a loro volta agli aiuti statali. Centinaia di lavoratori clandestini invadono le nostre campagne, sfruttati e schiavizzati dai caporali di turno e privati di ogni dignità umana. Tanti giovani sono costretti a emigrare e lasciare la propria casa per andare alla ricerca di un posto di lavoro. Per non parlare, poi, della condizione delle donne le quali sono, addirittura, costrette a procrastinare il ruolo di mamma per non perdere il lavoro.
Tanto c’è da fare per vedere riconosciuti i propri diritti di lavoratori. Non perdiamo il diritto al riconoscimento di questa festa come simbolo della rivendicazione collettiva di quanto ai lavoratori è dovuto.
SALVATORE DE LUCA
SEGRETARIO CIRCOLO PD CORIGLIANO SCALO