Il 25 aprile per la nostra comunità non è solo la celebrazione religiosa della festa di San Francesco, è anche la Festa della Liberazione dal regime nazifascista; Liberazione non solo militare ma anche politica dopo il “ventennio”. L’Italia dopo vent’anni di dittatura viene liberata dalle forze alleate anglo-americane, con il contributo di forze partigiane che hanno dato un notevole numero di vite umane per affermare con la lotta contro il regime i valori di libertà e democrazia.
Oggi la festa, anche se ha assunto più un valore culturale che politico, vuole e deve essere un ricordo alle brutture dei regimi totalitari da qualsiasi parte essi vengano. Un ricordo dei crimini contro l’umanità commessi dai regimi assolutisti di qualsiasi colore politico, in nome e per conto di disvalori che rendono l’uomo schiavo delle proprie manie e dove a pagare sono uomini inermi, donne e bambini. Non possiamo dimenticare le atrocità e lo sterminio di milioni di persone provocate dalle leggi razziali per affermare la supremazia della razza ariana, volute da Hitler e avallate da Mussolini, e dalla conseguente Seconda Guerra Mondiale. Non possiamo dimenticare che in quel periodo il regime nazifascista attuava con la violenza la soppressione della libertà, della democrazia, dell’espressione di pensiero, di potersi unire in partiti e associazioni libere: valori universali irrinunciabili per la corretta espressione del genere umano di qualsiasi razza, colore o fede religiosa.
Eppure, ancora oggi, la nostra città è oppressa e condizionata da fenomeni e accadimenti che la immobilizzano in un retaggio culturale che ne bloccano lo sviluppo economico e sociale. La nostra lotta di Liberazione oggi è contro la mafia, la criminalità o qualsiasi forma di illegalità che pervadono il tessuto sociale di questa comunità e mettono a dura prova gli sforzi morali, etici, pedagogici e politici. Una comunità chiusa su se stessa che ha difficoltà ad aprirsi a nuovi orizzonti e a individuare stelle polari che illuminino il cammino della ripartenza. Una comunità, come qualcuno vuole far credere, che ha difficoltà perfino a dare ospitalità a chi sfugge dalla guerra e dai massacri religiosi e dalla fame per rincorrere un sogno che noi abbiamo rincorso prima di loro. La nostra Liberazione, oggi, è dare ospitalità a chi viene, ma è anche bloccare il flusso ininterrotto di barconi della speranza, dove perdono la vita a migliaia, voluto da scafisti mafiosi e dall’Isis. La nostra Liberazione è regolare il flusso di entrata in base alle esigenze e alle possibilità della Comunità Europea, perché tutti non sarà possibile accoglierli.
Oggi Liberazione è cancellare con atti di coraggio (come è avvenuto giovedì 23 c.m. a Schiavonea quando abbiamo commemorato la perenne tragedia che si consuma nel Canale di Sicilia dove hanno perso la vita migliaia di donne, bambini e uomini) il marchio di città collusa che ci è stato accollato nel periodo in cui il nostro Consiglio Comunale è stato sciolto per condizionamenti mafiosi.
Corigliano li, 25 aprile 2015
Salvatore De Luca
Segretario Circolo PD Corigliano Scalo