La tradizionale visita a Gesù nel sepolcro mi porta, come ogni anno, nel cuore del centro storico. Vuole così la consuetudine e a ciò chiamano anche le memorie. Le viuzze sono desolate e molte le case vuote. Non ci sono più negozi e neanche botteghe, laddove prima fioriva il commercio e risonavano gli attrezzi dell’artigiano. Bambini che giocano non ve ne stanno e perciò non s’odono madri che chiamano i ribelli.
Né trovo donne sedute, come d’uso, davanti alle proprie case. Arrivo alla chiesetta dell’Addolorata. Da qui partirà, intorno alle venti, la processione del ‘venerdì santo’. Un tempo, il paese si concentrava negli spazi antistanti, per assistere ai preparativi. Fuori, trovo adesso poche persone. Voglio ingannare il mio cuore, dicendogli che è presto e che più tardi, sul far della sera, riapriranno le botteghe, le donne si affacceranno sull’uscio e gli uomini torneranno a far capannello, mentre qui e lì schiamazzeranno i monelli.