Vorrei che quest’anno la festa della donna non ci tediasse più di tanto coi tradizionali mimosa party o con le noiose conferenze femministe in cui, un’ospite più o meno illustre, magari una magistrata, una politica o una sindacalista, di solito racchia, con la scusa dei femminicidi commessi da maschi violenti, immaturi, bamboccioni, traditori, prevaricatori, egoisti, eccetera, eccetera, cercasse di farci ingoiare il solito rospo della beatificazione del genere femminile.
Quest’anno proprio no, non possiamo sopportarlo, perché quest’anno, anche in nome dell’originalità, vorremmo che l’8 marzo le donne, con un po’ di autoironia, facessero autocritica, attraverso una lista delle categorie femminili che di certo non gli fanno onore e non contribuiscono a elevare il gentil sesso al di sopra di quello maschile e tamarro.
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