Dopo la decisione del Consiglio Comunale di Corigliano Calabro di non prendere atto della petizione popolare di richiesta di fusione dei Comuni di Corigliano e Rossano, molti sono gli interventi sull’argomento da parte dei singoli politici ed amministratori, ognuno con una propria ricetta, ognuno con una nuova proposta o considerazione. Tutti questi interventi sono graditi a noi del Comitato che lavoriamo in nome delle 100 associazioni che hanno sottoscritto la petizione popolare, ma non possiamo fare a meno di rilevare che nell’opinione pubblica hanno generato e determinano confusione su quello che è per noi il soggetto principale, cioè la fusione dei due comuni di Corigliano e di Rossano.
La confusione è enorme, chi appare sulla stampa, lo fa con motivazioni diverse e con diversi obiettivi, usando spesso una terminologia (Unione di Comuni, Area Vasta, ecc.) che si riferisce ad altra cosa e che non è l’obiettivo che persegue la petizione popolare sottoscritta da cittadini e dalle oltre 100 associazioni che operano e dimorano nel territorio del Comune di Corigliano e di Rossano.
La Fusione appartiene esclusivamente a due entità locali, a due, o più di due, comuni limitrofi e contigui, che decidono di pervenire in una unica realtà territoriale e gestionale-amministrativa. Non la si può dilatare, non la si può estendere a questo o a quell’altro Comune, perché altrimenti un progetto serio e concreto perde queste qualità e caratteristiche.
Tutti gli altri Comuni viciniori e contigui, al nord di Corigliano e a sud di Rossano, possono organizzarsi come ritengono meglio per migliorare la qualità dei loro servizi; una cosa è certa, comunque dovranno far parte della nostra area vasta che dovrà essere creata in asseverazione alla legge DelRio.
Quello che dovrebbe preoccupare tutti, indistintamente tutti, è il grave ritardo che si sta accumulando con la decisione del comune di Corigliano di continuare a rinviare la convocazione della propria assise.
Rinviare la decisione e quindi la deliberazione del consiglio comunale, significa arrivare con ritardo al raggiungimento dell’obiettivo (ridisegnare la guida amministrativa del territorio con la nascita di una nuova realtà comunale demograficamente importante e di peso, attingere ai flussi economici per dieci anni sia dal Governo e sia dalla Regione per potere realizzare le infrastrutture di impostazione della nuova città, individuare settori e priorità di sviluppo del territorio, e così via) mentre altre realtà comunali, anche di peso, hanno intuito che è il momento di affrontare le sfide amministrative del futuro con più vigore ma soprattutto con più forza contrattuale e guardano alla “fusione” di comuni contigui come strategia per contare di più.
Il Consiglio Comunale di Corigliano è sovrano, ha deciso legittimamente di non decidere, ha rimandato l’argomento sulla fusione dei due Comuni di Corigliano e Rossano a data da destinarsi; ma non si porti a giustificazione del rinvio la motivazione infantile e ingenua secondo la quale si ritiene necessario riflettere ancora, perché se questa dovesse essere la vera motivazione, vuol dire che del processo della “fusione” non si conosce bene il suo iter né si conoscono i vari passaggi che impongono fasi e tappe di cui l’Assemblea dovrà di volta in volta e per più volte prendere atto.
Non avere adottato la delibera significa quindi evadere il problema, non affrontarlo.
Ma ci si rende conto di come è ridotto ormai questo territorio della fascia Jonica e polo importante della Sibaritide?
Cosa vogliamo aspettare ancora per reagire?
Quale progetto abbiamo per fermare il degrado, il depauperamento, l’isolamento, la dipendenza da altri territori, da quello di Cosenza in primis e da altri centri viciniori importanti a Corigliano e Rossano che temono la fusione perché temono la futura, grande città di Corigliano-Rossano che diventerebbe una delle più importanti della Calabria oltre che del territorio della sibaritide ?
Va bene creare comitati a difesa del territorio, l’assemblea permanente itinerante dei sindaci può avere ed avrà certamente una sua valenza, ma il processo di fusione è altra cosa e la nascita della prima non esclude che la fusione tra Corigliano e Rossano possa andare avanti (nel caso di Corigliano: iniziare).
Così come va bene la creazione di un’area vasta, prevista dalla abolizione delle province, alla quale guarda anche Corigliano e Rossano, ma che centra con la fusione, che, si ribadisce, è altra cosa?
Dobbiamo salvaguardare il territorio perché deve non deve essere più sottratto nulla alla nostra popolazione (che resta ancora da toglierci?), ma dobbiamo creare anche le condizioni per recuperare parte di ciò che il territorio ha perso perché gli è stato ingiustamente tolto o non gli è stato mai concesso (vedi il trasporto ferroviario inesistente, vedi l’aereoporto della sibaritide, vedi lo stato della sanità e della giustizia, vedi l’agricoltura morente, ecc. ecc.) .
Mi auguro che ci sia una riflessione responsabile e consapevole degli amministratori del Comune di Corigliano Calabro; che decidano, che lo facciano presto e subito.
L’Iter per arrivare al processo di fusione vero e proprio è lungo, il consiglio comunale di ciascuno comune sarà chiamato di volta in volta a prendere atto delle varie fasi (referendum popolare, decreto presidente Giunta Regionale, ecc.), ma se non fa questa prima delibera di semplice presa d’atto, il cammino non inizierà mai e la voce del popolo non potrà mai essere ascoltata né verificata.
Cosa vogliono fare da grandi il Sindaco ed i Consiglieri comunali di Corigliano?
L’iter per pervenire alla FUSIONE DEI DUE COMUNI, è:
-petizione popolare
-presa atto delibera del comune della richiesta di fusione….
-invio delibera alla Regione
-presa d’atto del Presidente della Giunta regionale delle delibere e … indizione o meno del referendum popolare
-a referendum iniziato, campagna a favore o contro la fusione
-se l’esito del referendum avrà esito negativo, non se ne parla più; se invece il referendum avrà esito positivo, il Comune e la Regione dovranno prenderne atto con delibera
–dopo il referendum positivo, inizia la fase di progettazione della nuova città, e qui avranno un ruolo i due comuni, i due consigli comunali, il qual lavorando insieme alle associazioni e ai comitati, dovranno includere in un progetto tutte le idee di sviluppo, indicare le potenzialità territoriali, indicare le priorità, ecc. ecc. ……….
-il progetto va approvato dai rispettivi consigli comunali e inviato alla Regione .
F.to Enrico Iemboli – componente del Comitato –