Giuseppe Russo ha diritto all’indennizzo per l’ingiusta carcerazione preventiva subìta nell’ambito del processo denominato “Flesh Market” in base all’articolo 314 del codice di procedura penale, che riconosce a chi sia stato assolto con formula piena il ristoro dei danni conseguenti all’ingiusta carcerazione espiata in custodia cautelare preventiva, ossia per la detenzione espiata prima della definizione di tutti e tre i gradi di giudizio.
Come si ricorderà, il Russo veniva sottoposto a custodia cautelare in carcere in quanto accusato da parte delle cinque sorelle M.N, M.I., M.G., M.L. e M.V. di aver intrattenuto con tutte loro rapporti sessuali a pagamento sin dall’età di tredici e quattordici anni.
Addirittura M.G. ed M.L. lo avevano accusato di essere responsabile di due gravidanze che le ragazze avrebbero sofferto quando erano ancora minorenni.
Il Russo nel 2012 veniva pertanto condannato dall’ex Tribunale di Rossano alla pena di anni 4 e mesi 6 di reclusione.
Tale sentenza nel giugno del 2013 veniva completamente ribaltata dalla Corte di Appello di Catanzaro, la quale, in accoglimento del ricorso presentato dall’Avv. Pasquale Di Iacovo, assolveva il Russo “perché il fatto non sussiste”.
Russo è stato l’unico ad essere assolto con la formula “perché il fatto non sussiste” pur essendo stato l’unico ad essere stato accusato dalle minorenni di essere consapevole della loro minore età.
Invece alcuni coimputati della medesima inchiesta erano stati assolti con la formula “perché il fatto non costituisce reato” in quanto erano accusati di aver consumato uno o al massimo tre rapporti sessuali a pagamento esclusivamente con una delle cinque ragazze, di 16 anni di età, la quale nel corso del processo aveva confessato di aver falsamente rappresentato a tutti gli imputati (ad eccezione che al Russo) di essere maggiorenne.
Pertanto l’accusa delle cinque sorelle riguardante il fatto che il Russo sarebbe stato l’unico ad essere consapevole della loro minore età, aveva determinato la sua restrizione in carcere dalla fine di marzo del 2011 fino ai primi di giugno del 2013.
Oggi la sentenza di assoluzione della Corte di Appello, che ha ritenuto inattendibili le minori, è divenuta definitiva e pertanto il Russo ha diritto al pagamento da parte dello Stato di un indennizzo per la riparazione dell’ingiusta detenzione subìta.
La Redazione{jcomments off}