Se c’è una virtù che ho davvero ammirato particolarmente, tra le tante altre, in P. Antonio Arena, che ora apprendo con enorme soddisfazione, che ora riceve da parte dell’Amministrazione Comunale il conferimento della cittadinanza onoraria di Corigliano Calabro, nei tre anni che sono stato con lui nella mia città, in qualità di superiore e parroco (ricordo che ho predicato il suo 80° compleanno!), questa è la fortezza.
E, penso, che questo riconoscimento a P. Antonio Arena, oltre al suo amore per Corigliano Calabro e per tutto ciò che ha operato di ‘di bene in meglio’ nella nostra città, sia anche un parlarci da partedel nostro Santo Fondatore San Francesco di Paola in questo grande momento di crisi che tutta la società odierna attraversa e, soprattutto, la nostra Corigliano Calabro, perché la fortezza è la capacità di continuare a vivere e a resistere nelle lunghe e dure avversità; è una forza spirituale e morale alla quale le generazioni passate attribuivano un’enorme importanza, al punto di chiamarla virtù cardinale e che tutti, ora, dobbiamo riscoprire e viverla, in modo particolare i giovani.
La fortezza, infatti, consente di non lasciarsi andare quando ci sarebbero tutte le condizioni per farlo: è la fortezza che ci fa resistere nella ricerca della giustizia in contesti corrotti; che ci fa continuare a pagare le tasse quando troppi non lo fanno; a rispettare gli altri quando non si è rispettati; a essere non violenti in ambienti violenti; che ci mantiene temperanti anche quando siamo immersi nell’intemperanza, che ci fa restare in famiglie e comunità anche quando tutti e tutto, tranne la nostra anima, ci dicono di andarcene.
La fortezza è una virtù accanto alle altre, ma, come e più delle altre virtù cardinali, è anche una dimensione o pre-condizione per poter vivere tutte le altre virtù quando si agisce in contesti difficili, e quando le condizioni difficili durano per molto tempo, come sta succedendo ora nella nostra città sia dal punto spirituale, sociale, morale ed economico: il riconoscimento a P. Antonio Arena insegna, ora, in questi tempi difficili di crisi, a non arrendersi mai!
La fortezza è una virtù ancella di tutte le virtù, perché ci fa andare avanti in assenza di reciprocità, che dice anche la capacità che ha la persona di non mollare mai, di restare aggrappato alla parete, di non scivolare giù nei vari pendii di cui è fatta la vita personale e civile.
Per questa ragione la fortezza è stata – ed è – la salvezza soprattutto dei poveri, che grazie a questa virtù riescono tante volte a compensare l’ingiusta mancanza di risorse, di diritti, di libertà, di rispetto, e a non morire: li fa resistere durante le lunghe carestie, nelle interminabili assenze di mariti e figli emigrati o dispersi nelle tante guerre e dona la forza di sperare sempre, perché la fortezza conosce la logica paradossale di ogni virtù.
Ai Coriglianesi, oggi, P. Antonio Arena insegna che ci sono anche dei momenti decisivi della vita quando la fortezza deve sapersi tramutare in debolezza per essere veramente virtuosa: l’accettazione docile di una sventura, di una malattia grave, di un fallimento, di una vedovanza, o la riconciliazione con quell’ultima tappa della vita quando qualcuno (o una voce dentro) ci dice che è giunta la nostra ora, perché la dignità e la forza morale in questi momenti di debolezza- virtuosa dipendono decisamente da quanta fortezza abbiamo saputo accumulare durante l’intera esistenza.
La fortezza è, poi, essenziale per resistere e vincere le tentazioni, una parola questa che è uscita dall’orizzonte delle nostre città perché troppo vera per essere capita dalla nostra inciviltà e immoralità odierna: e, invece, le tentazioni ci sono e saperle riconoscere e superare significa non perdersi nella vita.
È la fortezza che fa rifiutare donazioni da imprese immorali, che permette di far tesoro e valorizzare ciò che generazioni prima di noi hanno vissuto con amore e con il cuore buono, anche se spesso pieno di dolore e di dedizione, che fa capaci di non assecondare un innamoramento sbagliato e ritornare, fedeli, a casa.
La fortezza, poi, ha bisogno di essere costantemente alimentata, perché se è vero che si impara a essere forti praticando la fortezza, è ancor più vero che essendo una ‘virtù di durata’, la fortezza è particolarmente soggetta al rischio di esaurimento.
Un segnale inequivocabile che la fortezza sta finendo (o è finita) è la comune frase: “Non ne vale più la pena”, che dice il non riuscire più a vedere un valore nel travaglio dell’esistenza.
P. Antonio Arena mi ha insegnato e insegna ora a tutti i Coriglianesi a non considerare mai la fortezza degli altri (né la nostra) come un tratto immodificabile, perché può appassire e anche morire se la persona non la coltiva con la vita interiore, con la poesia, con la preghiera e se gli altri che la circondano non la rafforzano con espressioni di stima, di condivisione, di apprezzamento, di riconoscenza.
Infine, P. Antonio Arena testimonia a tutti che la fortezza è indispensabile per conservare la gioia, la letizia e l’allegrezza del vivere soprattutto in condizione di perduranti difficoltà, malattie, tradimenti: una delle cose più sublimi al mondo è l’esistenza di persone come P. Antonio Arena capaci di gioia vera anche in condizioni oggettive di grande avversità.
Questo tipo di gioia-virtuosa è un inno alla vita, un bene comune che arricchisce tutti coloro che ne sono contagiati: le qualità della fortezza necessarie per conservare la gioia non sono meno preziose e potenti di quelle che fanno sopportare le difficoltà e il dolore.
È questa gioia il sacramento dell’autenticità di ogni virtù, una gioia fragile e forte, che rende il giogo delle lunghe avversità più leggero, persino soave: ecco, cosa il Santo Fondatore San Francesco di Paola insegna oggi a tutti i Coriglianesi, attraverso il conferimento della cittadinanza da parte dell’Amministrazione Comunale a P. Antonio Arena, perché Corigliano Calabro deve ritornare a vivere la vita con l’ amore, con la poesia, con la preghiera e, soprattutto, con il diritto-dovere del proprio lavoro di ogni suo cittadino!