Il porto di Corigliano Calabro, ridente cittadina sulla fascia Jonica della sibaritide, è utilizzato per lo sbarco dei profughi provenienti dalle sponde opposte del Mediterraneo. La società civile e le istituzioni locali rispondono organizzando l’accoglienza, in modo da potere dare un po’ di calore umano, oltre naturalmente vitto e alloggio, a questi poveri sventurati. Ma c’è anche chi si organizza per ricavarne guadagno, a volte illecito. “Un business dei centri profughi anche a Corigliano e/o a Rossano?”.
Ho provato a rifletterci, la risposta a me stesso è andata oltre la risposta secca se si o no. Ho intravisto disegni e confini diversi, preoccupanti, cupi, penalizzanti per il nostro territorio.
Questa zona della fascia jonica, nel recente passato ha dato segni di volersi autogestire cercando l’indipendenza (con l’istituzione della provincia della sibaritide), di volere incentivare il turismo attraverso mezzi di comunicazione veloce (l’aereoporto della sibaritide), di ricercare uno sviluppo basato sulle potenzialità del territorio (porto di Corigliano come porto turistico e come centro di smistamento delle merci via mare).
In tutte le iniziative citate si è vista mancare l’aiuto ed il sostegno della classe dirigente locale e del territorio (forse perché mai esistita come tale); nel frattempo, si è vista sottrarre i servizi più importanti e punto di riferimento istituzionale (tribunale, sanità, uffici vari, e chi più ne ha più ne metta).
Oggi, dopo queste fallimentari e negative esperienze, per un rigurgito d’orgoglio, aspira a realizzare la fusione delle realtà locali più importanti e più rappresentative del territorio, la città di Corigliano con la città di Rossano, che, fuse, insieme formano una città di circa 80-90 mila abitanti, che potrebbe diventare la nuova AREA VASTA prevista dalla legge DelRio che ha abolito le province, ed avere voce in capitolo sul proprio sviluppo, competendo a testa alta con l’Area Vasta di Cosenza.
Orbene, oggi che si sta per iniziare l’iter lungo e faticoso della fusione dei due Comuni in un unico Ente Locale, a cosa assistiamo?
Allo sbarco delle navi che trasportano emigranti provenienti dalle terre martoriate e lontane limitrofe al nostro Mediterraneo.
Avere individuato il porto di Corigliano per gli sbarchi dei profughi può rappresentare un nuovo business per chi sfrutta queste vicende orrende; ma io non penso solo a questo, vado oltre.
Penso che decidere di fare sbarcare i profughi nel porto di Corigliano faccia parte di un nuovo disegno strategico volto a impoverire ancora di più il territorio ed il tessuto economico, sociale, culturale della nostra fascia Jonica e della Piana di Sibari in particolare.
Destinare il porto di Corigliano a sbarco per profughi, non significa creare solo centri di accoglienza ma significa anche troncare quelle poche speranze di turismo, di sviluppo socio economico che sarebbe dovuto provenire dall’indotto delle navi turistiche che avevano cominciato ad attraccare al porto, ove, con navi di crociera approdavano migliaia di persone, di turisti ed imprenditori, che sarebbero scesi per visitare il territorio, per prendere contatti, per acquistare prodotti tipici locali, per conoscere la nostra civiltà, per poi ripartire per altri lidi.
Scegliendo invece di fare sbarcare i profughi a Corigliano, non solo questi (profughi) resteranno sul nostro territorio, vagando e vagabondando, diventando un pericolo per i cittadini comuni e per le persone sole e inermi che in questo modo si vedrebbero costretti a mettere nel conto di potere subire violenza e sopraffazione da parte di questa gente che non ha di che mangiare né nulla da perdere, per cui, spinta dal bisogno e dall’istinto della sopravvivenza, può essere portata a commettere qualsiasi azione o delitto.
C’è di più, lo vediamo con il primo sbarco già avvenuto, i relitti dei barconi o delle navi che trasportano i profughi restano arenati nel porto di Corigliano, non vengono cioè portati fuori e allontanati in un centro rottamazione.
Questo è il futuro ed il destino del porto di Corigliano?
Che ne sarà del nostro turismo via mare?
Chi verrà più a visitare il Castello, il Codex Purpureo, la nostra antica Sibari?
Se si vogliono aiutare i profughi ci sono altri mezzi e metodi e non è detto che debba essere sempre e solo l’Italia, non è detto che debba essere in particolare il popolo meridionale ed in specie la zona della Sibaritide ad essere disponibili a farlo.
Non si tratta di essere razzisti, chi mi conosce sa quanta tolleranza ho sempre avuto ed ho verso il mio prossimo, di qualsiasi cultura, colore o razza; si tratta invece di essere realisti, pratici; si tratta di chiedersi una buona volta di affrontare il problema degli sbarchi dei profughi in modo razionale, evitando di disseminare soluzioni a macchia di leopardo, inquinando del problema l’intero territorio, così come si sta iniziando a fare con il porto di Corigliano, che è nato era ed è destinato a essere centro di snodo turistico e di sviluppo commerciale, non certo centro di sbarco per profughi ed ospitare i relitti che li hanno trasportati.
L’intero territorio è avvisato, la classe dirigente altrettanto.
Molti uffici e servizi ci sono stati già tolti, difendiamo le restanti risorse naturali che il nostro territorio ha (sole, mare, agricoltura fiorente, commercio, cultura).
Gli sbarchi dei profughi e dei clandestini nel porto di Corigliano Calabro va subito interrotto, altrimenti …… alrimenti dovremo rassegnarci all’isolamento completo.
Chi verrà più in questa nostra terra?
Lo chiede ogni singolo cittadino di buon senso, lo chiede la società civile di questa area; mi auguro che lo voglia chi ha responsabilità di scelte di sviluppo per tutti noi.
Lo sviluppo di un territorio dipende da ciò che i suoi uomini o la sua classe dirigente sa fare.
F.to Enrico Iemboli