Con grande senso di responsabilità il Sindaco ed i Consiglieri comunali in maniera unanime hanno inteso rinviare ad altro momento le decisioni finali relative alla fusione dei due comuni. Si tratta di un atto di sensibilità politica ed istituzionale che segna in positivo il percorso della nostra “democrazia municipale”. Emerge la valenza del metodo partecipativo come sostanza basilare del prestigio delle istituzioni che in momenti di grade rilievo debbono avere capacità di ascolto e di coinvolgimento.
Questo, ovvio, a prescindere dalle (legittime)opinioni che ispirano i convincimenti di ognuno di noi,sia nel ruolo istituzionale ricoperto pro-tempore che da “comuni”cittadini. Il modesto intervento di alcuni giorni orsono intendeva andare proprio in questa direzione; anzi, proprio per il mio personale convincimento della positività della scelta di allargare i confini dell’urbe oltre i perimetri tracciati dalla proposta i discussione , per come in maniera articolata si coglie dall’intervento del Segretario della CGIL Angelo Sposato, che sottoscrivo , al quale rimando per aprire una discussione di merito nel campo vasto della sensibilità culturale al quale appartengo. Una giusta e necessaria partecipazione orizzontale che inibisca le fughe in avanti di ispirazione autoreferenziale o peggio eterodirette. La democrazia non puo’ essere considerata come un fastidioso inconveniente ,sarebbe piuttosto grave rilevarlo(come purtroppo abbiam dovuto notare in queste ultime giornate)in una terra che per storia ha in eredità una delle prime costituzioni nate in Europa. Ritengo utile aprire una discussione ampia che a partire dalle Associazioni promotrici, passando per le personalità che a vario titolo nel recente passato hanno operato per la realizzazione di questo progetto, fino all’indispensabile coinvolgimento di tutti i Comuni , le Associazioni della Sibaritide, chiunque in forma singola o collettiva intenda condividere con noi questo “ grande sogno” di cambiamento. Questo è mancato nel tempo: la capacità di porsi in maniera propositiva e non autoreferenziale rispetto al vasto territorio che vorremmo rappresentare. Qui il vulnus delle classi dirigenti negli anni passati. Non aver saputo interpretare le esigenze di una vasta area depotenziata in tutte le prerogative riguardanti i diritti di cittadinanza acquisiti per diritto costituzionale. Da Rocca Imperiale a Cariati lo stato diritto è stato demolito in tutte le prerogative in nome di una “modernizzazione” che nei fatti ha ripristinato il medioevo. Si badi con il consenso largo e condiviso verso le filosofie liberiste ispiratrici. Ripartiamo dai bisogni del territorio per avere finalmente un riscontro oggettivo delle nostre azioni. Le suggestioni evocate dai riferimenti storici alla Magna Grecia rendono immediatamente concrete le potenzialità del territorio su cui viviamo. Anche in previsione di un nuovo dibattito sul Regionalismo, miseramente fallito rispetto ai presupposti iniziali. In questa ottica appare indispensabile formulare un’idea dello stare insieme che tracci una profonda discontinuità rispetto a pratiche ed idee già consumate e sperimentate con esiti piuttosto nefasti. Iniziamo questo percorso di partecipazione, partendo proprio dall’Agorà.Da Sibari come suggerisce Angelo Sposato in quel luogo di infinita bellezza lasciata alla mercè della violenza demolitrice di responsabilità precise di cui il fiume è stato semplicemente l’esecutore materiale. Questa traccia indelebile di cosa sia significata una intera stagione di dissolvenze e conformismi puo’ cessare di essere qui ed ora. Ripartiamo dalla partecipazione ampia ed orizzontale. In una parola ripartiamo dall’autogoverno .Quale migliore innovazione far riemergere dalle brume decisionistiche dell’oscuro presente i fasti dell’intelligenza lucida e luminosa che il passato ci riconsegna come una terra da riconquistare.
Angelo Broccolo