Mancano i fondi per i lavori pubblici e ci si dispera. Poi, quando i soldi arrivano, si spendono in opere, che, se brutte non sono, discutibili lo sono senz’altro. Un fatto è l’opera in sé, altro è il suo relazionarsi ad un tessuto centenario. La città diventa sempre più anonima, ‘arripizzata’, ‘ammintata’. Un ibrido.
Si procede per salti e il risultato è a macchia: un albero qui, una panchetta lì. E tra l’una cosa e l’altra, ‘nenti’. Smarrito il rapporto col passato, è assente anche un progetto di futuro. Le opere, quelle realizzate e quelle pensate, danno il senso del disorientamento, come è quello di chi vaga e non sa donde viene né sa dove va. Chiudere gli occhi, tacere, far finta di nulla, sperare? No. Meglio marcare un distinguo.