Lo sbarco dei migranti siriani avvenuto ieri nel nostro porto è un fatto sicuramente nuovo agli occhi della comunità coriglianese che, per fortuna, è riuscita a trattarlo in maniera positiva. Quello dell’immigrazione, però, è un problema serio e come tale va considerato se non si vuole scadere in un buonismo sterile, praticato dalla sinistra borghese, che non indica colpevoli e che ignora il vero problema.
Questa tragedia ha, in generale, un responsabile ed è da ricercare nel sistema economico vigente che non si fa scrupoli nella ricerca del profitto: il capitalismo. Andando nel particolare, i profughi sbarcati la notte scorsa scappano da una guerra civile combattuta tra forze ribelli, per lo più mercenarie, che i nostri media osannano come eroi, mentre sono dei veri gruppi terroristici responsabili di massacri e bombardamenti (si pensi che l’Isis è una di queste) e il governo siriano. Le cause vanno trovate nella posizione politica di quest’ultimo che ha tutto l’interesse a difendere gli interessi economici nazionali dalle grinfie di chi, come gli Stati Uniti, vorrebbe papparsi le risorse energetiche del Medio Oriente, inevitabili per mantenere una certa stabilità in un momento di crisi strutturale. Così, non potendo intervenire militarmente il governo americano, un po’ a causa della figuraccia che avrebbe fatto a livello internazionale e un po’ di più per le minacce di Cina e Russia (che difendono bene i loro interessi nell’area), ha pensato bene di ripetere il copione già visto in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e ora anche Ucraina: manipolazione mediatica e guerra indiretta tramite il finanziamento di gruppi terroristici per destabilizzare il governo. Difendere la Siria da ingerenze esterne volte alla depredazione economica, nella soluzione della propria crisi politica, lungi dall’approvare il suo sistema produttivo, significa, per ciò, difendere un baluardo della lotta antimperialista contro chi vuole sfruttare la popolazione di un territorio ancora sovrano. Difesa che come comunisti ci facciamo promotori, consapevoli che questa guerra è a tutto svantaggio dei lavoratori. Con questo piccolo excursus che può avere annoiato, ma che, da ieri, riguarda anche i coriglianesi, abbiamo voluto dimostrare brevemente come il dramma dell’immigrazione non è causato da chi scappa da conflitti bellici e povertà, come qualcuno, di solito a destra, vuole far pensare per accaparrarsi consensi fomentando paura e odio, ma da interessi ben precisi di un sistema economico che aggrava inevitabilmente sempre di più la condizione dei lavoratori di tutto il mondo per generare ricchezza a pochi. Sottolineiamo anche che oltre a causare l’immigrazione, il capitalismo ne ha bisogno come strumento efficace per creare quel “esercito industriale di riserva” funzionale al ribasso dei salari. È chiaro, quindi, come sia tutta a vantaggio dei padroni e a discapito della classe lavoratrice. È importante capire questo perché, da un’analisi del genere, l’immigrato smette di essere solo un “fratello” da assistere e diventa un compagno di lotta. Considerando che lo stesso sistema colpevole della fuga di persone dal proprio paese che lavoreranno ad un euro a “cascietta” genera disoccupazione, precarietà e povertà anche in Italia. L’unico modo per fronteggiare questa emergenza è quindi l’unità d’azione dei lavoratori italiani ed immigrati contro i monopoli industriali e finanziari per un sistema incentrato, innanzitutto da un punto di vista della produzione, sull’uomo e non sul profitto. Per questo è necessario riprendere il tema dell’antimperialismo, usando la globalizzazione per far marciare questa rivendicazione con tutti i lavoratori. Non bastano gli appelli solidaristici se non sono indirizzati primariamente all’abbattimento dello capitalismo. Ci allontaniamo da quella sinistra che ha confuso l’organizzazione della lotta di classe con l’enunciazione di belle parole, diventando incomprensibile a quel blocco sociale che storicamente rappresentava, o con la concertazione, allontanandosene e rendendosi responsabile dell’ascesa del razzismo tra lavoratori e di forze fasciste (Le Pen in Francia, Alba Dorata in Grecia e la Lega in Italia, insegnano). Come organizzazione giovanile ci rivolgiamo specialmente ai giovani, lavoratori e non, perché si allontanino da idee che non rappresentano gli interessi della masse lavoratrice: unica forza capace di guidare verso un futuro dove le drammaticità non saranno beneficio economico di alcuni.
Fronte della Gioventù Comunista, sezione territoriale di Corigliano Calabro